Dopo quello attribuito a Werner Herzog, un altro Leone d’oro alla Carriera “leggendario” per Venezia 82: andrà a Kim Novak, la donna che visse due volte e una delle star più iconiche della Hollywood classica, che, come dice Alberto Barbera è “assurta al ruolo di Diva senza averne l’intenzione”. È indubbiamente l’ultima delle grandi stelle dell’epoca d’oro, numero uno al box office mondiale alla fine degli anni ’50, ma anche accorta custode della propria fama, tanto che è stata la prima donna ad avere una sua casa di produzione già nel 1958, per garantirsi dalle ingerenze della Columbia che intendeva farne solo un motivo di preoccupazione per Marilyn Monroe. “Kim Novak è stata una delle protagoniste più amate di un’intera stagione del cinema hollywoodiano”, ricorda il Direttore della Mostra del Cinema di Venezia: “Dall’esordio casuale alla metà degli anni Cinquanta, sino al prematuro e volontario esilio dalla prigione dorata di Los Angeles, non molto tempo dopo”. Oggi vive quel lontano periodo come un’epoca leggendaria e lontana, dedita com’è alla sua attività di poetessa ed artista. Sarà anche per questo che Kim Novak non nasconde di essere “molto, molto colpita di ricevere il prestigioso premio del Leone d’oro da un festival cinematografico tanto rispettato. Essere riconosciuta per l’insieme del mio lavoro in questo momento della mia vita è un sogno che si avvera”. In apertura una immagine tratta da La donna che visse due volte (1958) di Alfred Hitchcock.
La sua brillante interpretazione in La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock, con James Stewart, è diventata indimenticabile, ma la sua carriera è ricca di titoli di grande successo, oggi veri e propri classici: Picnic (1955), L’uomo dal braccio d’oro (1955), Pal Joey (1957), Una strega in paradiso (1958). Come ricorda Barbera, Kim Novak “deve l’apprezzamento di alcuni dei maggiori registi americani del momento all’esuberante bellezza, alla capacità di dar vita a personaggi ingenui e discreti ma anche sensuali e tormentati, al suo sguardo seducente e talvolta dolente: da Billy Wilder (Baciami stupido), a Otto Preminger (L’uomo dal braccio d’oro), Robert Aldrich (Quando muore una stella), George Sidney (Incantesimo, Un solo grande amore, Pal Joey) e Richard Quine, con il quale diede vita ad alcune indimenticabili commedie romantiche (Criminale di turno, Una strega in paradiso, Noi due sconosciuti, L’affittacamere)”. E se “la sua immagine resterà per sempre legata al doppio personaggio di La donna che visse due volte di Hitchcock, diventato il ruolo della sua vita”, Alberto Barbera rimarca che “il Leone d’oro alla carriera intende celebrare una star libera, una ribelle nel cuore del sistema, che ha illuminato i sogni della cinefilia prima di ritirarsi in un ranch nell’Oregon per dedicarsi alla pittura e ai cavalli”.