Grande narratore di una soggettività espansa, che trascorre tra intimismo generazionale e elaborazione di una joie de vivre applicata ai tormenti esistenziali, Arnaud Desplechin è uno dei protagonisti della 49esima edizione del Laceno d’Oro, attualmente in corso ad Avellino con un programma ricco di motivi d’interesse (domenica 8 è atteso anche Valerio Mastandrea) e con un Concorso internazionale di rilievo. Atteso il 7 dicembre per ricevere il Premio alla Carriera dello storico festival campano, Arnaud Desplechin, definito “ciné-fils non ortodosso” e amato da critica e pubblico come Maestro del cinema dei sentimenti, è in questi giorni protagonista ad Avellino di una retrospettiva con alcuni dei suoi film più amati. Si va da Spectateurs!, il suo magnifico film-saggio sul Cinema in bilico tra riflessione cinefila e autobiografia, presentato quest’anno al Festival di Cannes, a capisaldi della sua filmografia come I re e la regina, Racconto di Natale, Roubaix, una luce e la versione restaurata di Comment je me suis disputé… (ma vie sexuelle). Erede di fine secolo (scorso) della tradizione della Nouvelle Vague, Desplechin è un autentico architetto di una narrazione che sgorga sempre dal rapporto tra tradizione e modernità, autobiografia e funzione strutturante del filmare. In ogni suo lavoro, Desplechin pone gioiosamente in atto un mirabile equilibrio tra l’edificazione di strutture narrative piene e complesse e l’immediatezza di un filmare che sembra sempre scaturire dall’emozione del momento, dalla flagranza dei gesti e delle avventure estetiche che mette in atto. Questo processo rappresenta la qualità più autentica e sorprendente del suo cinema, la caratteristica di un rapporto con l’esperienza del filmare nella quale si riconosce integralmente. In apertura una immagine di Comment je me suis disputé… (ma vie sexuelle).
Arnaud Desplechin intreccia il suo percorso con quello del non meno grande Mathieu Amalric, che è unanimemente considerato un po’ il suo Antoine Doinel. L’attore (e a sua volta magnifico regista) è l’incarnazione variabile di quel Paul Dedalus che è il personaggio ritornante di molti suoi film, vettore di un autobiografismo traslato attraverso storie, decenni e generazioni, nel quale Desplechin (si) riflette con una generosità logica e sentimentale che scavalca persino quella appartenuta a François Truffaut. Cinefilo assoluto e appassionato, gentile nel confronto e generoso nell’esposizione, Desplechin sarà protagonista a Avellino di una Masterclass aperta al pubblico, durante la quale racconterà di sicuro la sua idea di cinema e ripercorrerà la sua carriera. Intanto la 49esima edizione del Laceno d’Oro sta proponendo ad Avellino le opere del suo Concorso Internazionale, tra finzione e documentario, tutte in anteprima mondiale, internazionale, europea e nazionale: New Berlin di Alexey Fedorchenko, Rising up at Night di Nelson Makengo, A Savana e a montanha di Paulo Carneiro, The Cats of Gokogu Shrine di Kazuhiro Soda, Le Boxeur chancelant di Lo Thivolle, We Are Inside di Farah Kassem, 5 anni e un’estate di Mauro Santini, Invention di Courtney Stephens, Una sombra oscilante di Celeste Rojas Mugica. La Giuria del Concorso lungometraggi Laceno d’Oro 49 è composta dal regista Massimo D’Anolfi, dal regista Antonio Piazza, e dal produttore e distributore Gaël Teicher.
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