
Altri tasselli si aggiungono al mosaico di Locarno 78: in attesa della conferenza stampa di presentazione della selezione ufficiale, il festival svizzero (dal 6 al 16 agosto) sta infatti annunciando in questi giorni una serie di presenze d’onore che andranno ad animare il programma e le serate in Piazza Grande. Dopo Emma Thompson e il Pardo alla Carriera a Jackie Chan, si è aggiunto alla lista il filmmaker americano Alexander Payne, che riceverà il Pardo d’Onore di Locarno78, presentato da Manor, la sera di venerdì 15 agosto. Classe 1961, Payne è uno dei cineasti americani della scena contemporanea che stanno riscrivendo una forma di classicismo nelle trame di una indipendenza mitigata. Nato in Nebraska, ha realizzato opere che tra commedia e sfumature drammatiche hanno raccontato l’America contemporanea con arguzia e senso umano. A Locarno, vedremo The Descendants (2011) e Nebraska (2013), ma la sua filmografia conta anche opere come Election (1999), A proposito di Schmidt (2002), Sideways – In viaggio con Jack (2004) sino al recente The Holdovers – Lezioni di vita (2023). Alexander Payne, che dopo Locarno sarà Presidente di Giuria alla prossima Mostra del Cinema di Venezia, sarà anche protagonista di un incontro con il pubblico: un’occasione in più per ascoltare “un autore colto, dalla cinefilia enciclopedica”, come dice Giona A. Nazzaro, Direttore Artistico di Locarno, “dotato di un infallibile senso della commedia umana, un cineasta dalla sensibilità squisitamente classica e moderna al tempo stesso”.
Altra presenza di rilievo di Locarno 78 sarà poi Milena Canonero, la celebre costume designer che, la sera del 10 agosto, riceverà sempre in Piazza Grande il Vision Award, presentato da Ticinomoda. A Locarno Milena Canonero presenterà la sua più recente collaborazione di prestigio, quella con Francis Ford Coppola per Megalopolis, ma nella sua carriera la costumista italiana ha lavorato con Stanley Kubrick, col quale ha esordito nel 1971 in Arancia meccanica, Hugh Hudson, Wes Anderson, Sofia Coppola, Warren Beatty, Alan Parker, Louis Malle: tutti autori per i quale ha messo a frutto il suo stile spesso visionario fatto di tessuti colorati e tagli in grado di dare forma a personaggi sempre memorabili. Si va dagli abiti di Cotton Club (1984) di Francis Ford Coppola, ai merletti di Marie Antoinette (2016) di Sofia Coppola, alla Tilda Swinton di Grand Budapest Hotel (2014) di Wes Anderson, a Catherine Deneuve e David Bowie in Miriam si sveglia a mezzanotte (1983) di Tony Scott o al Warren Beatty di Dick Tracy (1990). Sino, appunto, ai costumi di Megalopolis (2024) di Francis Ford Coppola e a quelli della spy-story di Wes Anderson La trama fenicia (2025): “Un gigante del cinema e dell’arte contemporanea, un’artista rinascimentale che ha unito la profonda sapienza dell’artigianato alle possibilità del cinema, spalancando così spazi infiniti per l’immaginazione e l’espressione umana”, per dirla con Giano A. Nazzaro.
Non va infine dimenticato il Raimondo Rezzonico Award che Locarno 78 attribuirà alla casa di produzione indipendente di Beirut Abbout Productions guidata da Georges Schoucair e Myriam Sassine, che ha prodotto titoli apprezzati come Costa Brava, Lebanon (2021) e Memory Box (2021) e opere di registi locali del calibro di Ahmad Ghossein, Mohamed Malas, Ghassan Salhab, Oualid Mouannes, Cyril Aris, Ely Dagher, Rana Eid e Myriam El Hajj, il cui Diaries from Lebanon è stato mostrato in anteprima nella sezione Panorama della Berlinale 2024. Abbout Productions, dice Giona A. Nazzaro, “ha contribuito a dare vita a un’immagine lontana dagli stereotipi delle narrazioni ufficiali di un paese lacerato da conflitti e da instabilità politica”. La sera del 7 agosto, la Abbout Productions riceverà il Raimondo Rezzonico Award, e per l’occasione, Schoucair e Sassine presenteranno due dei loro film di maggior successo: Costa Brava, Lebanon di Mounia Akl e Memory Box di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, mentre l’8 agosto presso il Forum @Spazio Cinema, i due produttori prenderanno parte a una conversazione aperta al pubblico moderata dal giornalista e scrittore svizzero Philippe Mottaz.