Lisma-Della Rosa: Bad and Breakfast e la ricerca della felicità

bad107Dopo lo straordinario successo di Peperoni difficili, l’attore, autore e regista Rosario Lisma fa centro un’altra volta: con Bad and Breakfast. La casa felice realizza una black comedy surreale e umoristica, partendo dalla realtà. Antonio (lo stesso Lisma) e Gaia (Anna Della Rosa), sono una coppia che ha passato la trentina, entrambi laureati a pieni voti – lui in giurisprudenza, lei in lingue straniere – ma sottoccupati, e costretti a vivere in casa con gli anziani genitori di Antonio. Quando arriva la notizia di un attentato a Sharm El Sheik, dove i genitori sono in vacanza e in cui risultano coinvolti, la coppia capisce che forse è arrivata la loro occasione: aprire un bad and breakfast e iniziare, finalmente, la loro vita adulta. Fanno parte dell’ottimo cast anche Marco Balbi e Andrea Narsi nei panni, rispettivamente, del notaio amico di famiglia e del maresciallo dei carabinieri con qualche scheletro nell’armadio. Si ride molto e si ride spesso amaro, l’analisi risulta accurata e il pubblico applaude entusiasta (tanto che il Teatro Franco Parenti ha aggiunto delle repliche prima di inserirlo nel cartellone della prossima stagione). Abbiamo incontrato Anna Della Rosa e Rosario Lisma, marito e moglie sul palco e nella vita.

 

Bad and Breakfast affronta grandi temi di attualità, dalla crisi dei trentenni – i “bamboccioni” che ancora vivono con i genitori (come li definì il ministro Tommaso Padoa-Schioppa) – agli attentati terroristici…

bad286Rosario Lisma (R.L.) Il tema del terrorismo è solo un pretesto, è ciò che causa la morte dei genitori, ma potevano anche cadere in un crepaccio. Per quanto riguarda, invece, la crisi degli ultratrentenni, è un tema che esiste e percorre tutto lo spettacolo, è in qualche maniera l’involucro superficiale di quello che è il nocciolo più profondo cioè il desiderio e la ricerca della felicità, non come attimo fugace, ma come compimento della propria vita. La coppia formata da Antonio e Gaia ha il problema di uno stipendio irrisorio che, quindi, toglie dignità alla loro esistenza, ma poi c’è l’altra coppia – quella costituita dal notaio e dal maresciallo – che fa un po’ da controcanto, nel senso che si tratta di persone sole, con delle ferite, che hanno un’età maggiore e anche loro attraversano il desiderio inconfessato di felicità e il raggiungimento della stessa.

 

A un certo punto Antonio dice che la felicità non è solo un diritto, ma un dovere, facendola diventare una questione morale. Da questo punto di vista mi ha fatto pensare alla serie tv Breaking Bad.

R.L. Il riferimento è pertinente, perché sicuramente l’aspirazione a una giustizia per la propria vita da “sfigati”, o comunque da infelici, è la stessa, soprattutto pensando di essere delle brave persone che meritano il posto al sole. Come capita a Walter White, ma come capita anche a tanti personaggi shakespeariani, non c’è maggiore interesse di una persona che cerca di conquistare la pbad575ropria felicità pensando di meritarla, di esserne manchevole ingiustamente.

Anna Della Rosa (A.D.L.) Secondo me, c’è un altro aspetto che è in relazione a Breaking Bad ovvero la mescolanza di toni differenti. Nel senso che naturalmente la materia è tragica perché, nella serie, c’è l’eroe che sappiamo che andrà a morire, c’è un dato reale molto tragico (il cancro), però poi ci sono degli inserti assolutamente comici, sia per quanto riguarda i personaggi che i toni. E questo succede anche all’interno del nucleo familiare di Bad and Breakfast nei momenti più drammatici. Il testo è scritto così bene che restituisce quell’assurdità della realtà per cui a volte, se ti astrai, una cosa terribilmente triste diventa anche paradossale e comica o, quanto meno, ironica.

 

Il testo che hai scritto è ha tutti gli effetti una black comedy.

R.L. Assolutamente sì, anche se a livello di scrittura ho osato virare all’inizio e alla fine verso qualcosa che è ancora più estremo, nel senso che l’inizio è proprio una farsa con delle entrate e uscite che sembrano da pochade, vengono evocati dei personaggi che compaiono magicamente (quando per esempio, Antonio dice «Qui ci vorrebbe proprio il notaio», suonano alla porta ed è il notaio), con degli equivoci da farsa classica che, ahimè, si sono persi nella memoria, per cui magari in pochi riescono a riconoscerli.

A.D.L. In pochi li riconoscono, ma in molti ridono. Come dire, non lo riconosci come genere, ma ne godi come effetto.

 

Ci sono degli sketch che virano al surreale estremamente divertenti.

R.L. Da bambino ero uno spettatore vorace di quelle scenette da avanspettacolo che davano in televisione in cui Peppino de Filippo faceva Pappagone, con Gianni Agus. È un genere teatrale ormai passato di moda, ma che mi è tornato utile: lo cito per poi abbandonarlo quando si entra nella commedia più naturalistica, più noir. Mi serviva all’inizio per rendere plausibile il fatto che la reazione immediata di Antonio e Gaia alla notizia del lutto dei genitori è quella di festeggiare e non fanno mistero davanti al mondo del fatto che sono felici, pieni di gioia. Questo, ovviamente, in una commedia naturalistica sarebbe stato assolutamente non plausibile, o comunque doveva essere truccato da qualcos’altro, qui invece la farsa mi dà la possibilità di giocare, salvo poi scendere per una china molto più tragica.

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Il cast è in gran parte quello di Peperoni difficili. Scrivi gli spettacoli avendo già in mente chi li interpreterà? E gli attori intervengono sul testo?

A.D.L. Sì, anche perché ci conosciamo e c’è una grande confidenza.

R.L Sai com’è, ci frequentiamo anche fuori dal palco…

A.D.L. Sono prove molto attive anche da parte degli attori, ci sono delle proposte che noi facciamo, piccole modifiche. Comunque già in fase di scrittura Antonio in qualche modo attinge a degli aspetti che conosce…

R.L … o che intravedo e che, forse, neanche loro conoscono.

 

AnnaDellaRosaAnna, al cinema alterni film di esordienti (In guerra di Davide Sibaldi) a film che vincono l’Oscar (in La grande bellezza di Paolo Sorrentino, avevi un piccolo ruolo ma molto incisivo, quello della “ragazza esangue” che accompagna Carlo Verdone). Ci sono state altre occasioni?

Sono affezionatissima al film di Davide, adoro andare al cinema e l’esperienza di La grande bellezza, anche se piccola è stata meravigliosa. Ci metterei la firma domani per rifare un’esperienza del genere, finora non è capitato di fare un altro film per varie ragioni, un po’ per impegni miei di lavoro, un po’ perché non sono stata scelta, però mi piacerebbe. Sono un po’ viziata, perché in teatro ti metti lo spettacolo sulle spalle e vai, e io ho avuto sempre la fortuna di fare cose grosse, in cui fai 30 giorni di prova, poi 30 di repliche…. Al cinema è diverso, stai sul set 11 giorni. Quindi farlo tanto per farlo no, deve essere qualcosa, anche una parte piccola, che mi possa stimolare, divertire, far giocare.

 

Rosario, anche tu sei attivo al cinema, eri in La mafia uccide solo d’estate di Pif.

È stata una bellissima esperienza. Il film ha avuto un clamore incredibile che non immaginavamo neanche lontanamente. Tra l’altro è uscito un anno dopo le riprese e, all’epoca, pensavamo soprattutto a superare il primo weekend di programmazione e invece… Adesso sto girando il sequel, in due capitoli, della commedia di Sydney Sibilia Smetto quando voglio. Hanno bisogno di un avvocato e quindi ci sono io… Un po’ come Saul Goodman.

 

Anche per te, il teatro rimane il primo amore?

Sì, ma non lo dico perché fa figo. Ovviamente è bello fare entrambi. Il cinema è un altro linguaggio, è in mano al regista, tu presti quello che puoi prestare, però, sei sottoposto alle riprese, all’inquadratura, al montaggio, quindi non sai mai. Poi, magari, se il regista è bravo e tutto gira per il verso giusto, è bellissimo aver fatto parte di quell’avventura. A teatro fai un viaggio. In questo caso ho scritto, diretto e interpretato lo spettacolo, poi ci capita di essere diretti anche da altri registi, ma sono prove di un mese e più, ogni sera ti metti addosso il personaggio e ne esci dopo due ore, hai un riscontro diretto con il pubblico… È tutta un’altra storia.

 

L’anno prossimo oltre a essere in stagione a Milano con Bad and Breakfast sarete in tournée con Peperoni difficili.

Sì, per tutto l’anno, in varie città tra cui Genova, Modena, Napoli… Lo spettacolo è alla sua quarta stagione e alla terza ripresa ed è qualcosa di estremamente raro nel panorama teatrale, va dato onore al Franco Parenti che crede e investe in queste cose.

 

Milano           Teatro Franco Parenti       Fino all’8 gennaio (sabato 31/12 replica speciale)

www.teatrofrancoparenti.it