Rimane aperta fino all’8 settembre a Milano presso gli spazi di Forma Meravigli la mostra I giorni del Parco Lambro. Continuous Days, Milano 29/5/1975 – 26/6/1976, a cura di Matteo Balduzzi. A quarant’anni dalla conclusione del Festival del proletariato giovanile nel Parco Lambro di Milano, vengono presentate per la prima volta in versione integrale le fotografie del reporter Dino Fracchia, scattate durante le ultime due edizioni del festival (1975 e 1976): 13 rullini inediti, per un totale di quasi 250 immagini (qui sopra Parco Lambro. Milano. Rullino 481, 26/06/1976). Il risultato è un continuum fotografico che invade lo spazio di Forma Meravigli in forma di installazione e ci consente di rivivere l’esperienza di Parco Lambro, facendoci immergere nella curiosità, eccitazione, spaesamento e meraviglia delle centinaia di migliaia di giovani che parteciparono al festival. La presentazione delle immagini in un flusso ininterrotto bypassa la mediazione rappresentata dall’editing e dalla scelta autoriale. Il progetto opera così una rilettura del reportage tradizionale alla luce delle più attuali modalità di fruizione e condivisione dell’immagine digitale, dai social media alla webcam. Il Festival del proletariato giovanile fu la più importante manifestazione musicale e controculturale italiana dell’epoca. Insieme ai grandi nomi del rock italiano – tra i quali Area, Stormy Six, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Eugenio Finardi, Edoardo Bennato, Franco Battiato, Antonello Venditti, Giorgio Gaber – radunò dal 1974 al 1976 migliaia di giovani che rappresentavano una variopinta geografia umana composta da freak, militanti underground, cani sciolti, femministe, semplici curiosi e appassionati di musica.
Una riappropriazione dello spazio pubblico per un happening pacifico e danzante, manifestazione spensierata, nel clima di tensione degli anni del terrorismo che di lì a poco raggiungeranno il loro, tragico, culmine. Non a caso il Festival si concluse per sempre con l’edizione del 1976, caratterizzata da gravi problemi di ordine pubblico, già accennati l’anno precedente, in cui sono ormai evidenti e non conciliabili i germi della rivolta, l’intromissione della politica, la violenza degli anni di piombo. Sono esemplari a proposito le immagini dei polli espropriati e della cacciata dei cantautori che chiudono simbolicamente un’epoca (beat e hippie) e ne aprono un’altra, l’irriguardosa scena punk, in un orizzonte post-industriale che si intravede soltanto. Dino Fracchia, che aveva frequentato senza macchina fotografica le precedenti edizioni del 1971, ’72 e ’74, è tornato poi nei due anni successivi a fotografare il paesaggio vivo di una adunata di oltre 100.000 giovani. Le sue fotografie raccontano il lento scorrere delle giornate con i relativi accadimenti, descrivono l’appropriazione degli spazi urbani come significato rivoluzionario, l’accelerazione della rivolta o della danza. Da non perdere assolutamente il documentario Il festival del proletariato giovanile al Parco Lambro (1976) di Alberto Grifi che verrà proiettato durante tutto il periodo della mostra nella versione integrale di 4 ore.