Fino al 5 maggio 2019, al MA*GA di Gallarate si tiene Planète, la mostra che analizza il percorso sperimentale e critico sviluppato negli anni Sessanta tra Varese, Milano e Como, da registi quali Gianfranco Brebbia, Marinella Pirelli, Bruno Munari e Marcello Piccardo. L’esposizione, curata da Vittoria Broggini, conservatore curatore del Museo MA*GA,mette in luce le connessioni tra la produzione dei quattro protagonisti che si trovano negli anni a operare in un territorio attiguo, inseriti nel tessuto culturale attivo tra Varese, Milano e Como. Riannodando i fili di biografie e esperienze che si incrociano e si sviluppano in modo fortemente singolare, la rassegna segue, da una parte, un discorso storico legato al cinema sperimentale in Italia e alla sua definizione critica, dall’altra, testimonia come gli autori siano accomunati da un rifiuto della narrazione del linguaggio cinematografico tradizionale. Nel dialogo tra le opere filmiche si evidenzia la singolarità poetica e linguistica di ciascun artista; allo stesso tempo il confronto fa emergere un comune approccio al mezzo tecnologico. In apertura Gianfranco Brebbia, Fumus Art, 1969.
Il mezzo è inteso come strumento attraverso cui indagare e ridefinire la percezione della realtà così come la sua rappresentazione: la sperimentazione cinematografica diventa per questi autori la strategia per dar vita a immaginari e visioni radicali che creano nuovi orizzonti di comprensione del reale. Il titolo della mostra Planète si ispira al nome della rivista francese degli anni Sessanta e al modo in cui con uno sguardo trasversale, critico e a tratti visionario guarda a una società in piena trasformazione. Costruendo un modello di conoscenza basato sul confronto tra saperi molto diversi, Planète ripensa il passato e approfondisce l’inedito della contemporaneità per costruire ipotesi sul futuro. Nella rivista e negli autori in mostra troviamo un approccio simile alla conoscenza, fatto di affinità, di accostamenti, composto da esperimenti e salti immaginifici. L’allestimento presenta i film e la ricerca di questi artisti attraverso due modalità: un’installazione fissa con una selezione di film raccolti per tematiche e un programma orario di proiezioni, che si ripete due volte al giorno, ed è concepito come un focus di approfondimento monografico sul linguaggio filmico di ciascuna delle tre esperienze. La mostra racconta in una sezione archivistica il vissuto teorico e culturale dell’epoca attraverso documenti, lettere, riviste, scritti, fotografie e design grafico provenienti dagli archivi di Brebbia, Pirelli e di Monte Olimpino. Nel programma della mostra si inserisce un’iniziativa speciale in collaborazione con BAFF Film Festival 2019.