Spitzmaus Mummy in a Coffin and other Treasures: A Vienna la mostra a misura di Wes Anderson

Wes Anderson si è preso una pausa dal nuovo musical che intende girare in Francia, per andare a Vienna e partecipare all’inaugurazione della sua mostra al Kunsthistorisches Museum (dal 6 novembre 2018 all’aprile 2019). Titolo degno di lui: Spitzmaus Mummy in a Coffin and other Treasures. Spitzmaus sarebbe una statuina egiziana in bronzo, conservata al museo….L’inaugurazione sembrava un red carpet di un suo film. Per gli ospiti come Tilda Swinton. Perché c’era lui, negli spazi erano quelli delle gallerie ‘arredate’ coi tesori che ha scelto lui. Lui e la sua compagna Juman Malouf, autrice di successo, illustratrice e costume designer. A loro due il museo viennese ha affidato i suoi tesori e i suoi depositi. Ma anche da altri importanti musei pubblici austriaci.Wes & Juman hanno scelto e allestito il loro museo dei sogni. Mostrandosi tesori mai visti finora. Chiamarla mostra è quasi riduttivo. Comununque, dopo la chiusura a Vienna, arriverà a Milano, alla Fondazione Prada che l’ha realizzata in collaborazione con lo stesso Kunsthistorisches Museum. Dall’ottobre 2019. Immaginate più di 400 oggetti provenienti da uno dei musei più ricchi in assoluto. Scimmie di 5000 anni fa. Antichità egiziane, greche e romane. Capolavori della pittura rinascimentale e fiamminga, gioielli del Tesoro imperiale, strumenti musicali. E pezzi provenienti dal Museo delle Carrozze e da quello di Storia Naturale.

Wes Anderson e Juman Malouf davanti al sarcogafo egiziano del toporagno (400 AC) che dà nome alla mostra. © KHM-Museumsverband. Foto Rafaela Proell

 

Wes Anderson, la sua Spitzmaus Mummy in a Coffin and other Treasures la racconta così, nel catalogo.

 

Io e Juman Malouf non possiamo prenderci il merito del concepimento e della creazione di una qualsiasi delle opere d’arte incluse in questa mostra. Eppure nutriamo l’umile aspirazione che il modo non convenzionale in cui le abbiamo raggruppate e disposte possa in qualche modo influenzare, anche minimamente e banalmente, lo studio dell’arte e dell’antichità. Soprattutto tra le nuove generazioni. Alcuni link sono più immediatamente evidenti di altri. Il contenitore in smeraldo del diciassettesimo secolo l’abbiamo collocato in uno spazio ristretto, di fronte al costume verde brillante di una messa in scena del 1978 di Hedda Gabler. L’abbiamo fatto per richiamare l’attenzione sulle somiglianze molecolari tra il cristallo esagonale e la seta Shantung. Così il dipinto di un falconiere di sette anni (sarebbe l’imperatore Carlo V) è accanto al ritratto del proprietario di un cane che di anni ne ha quattro (l’imperatore Ferdinando II). Proprio per sottolineare l’evoluzione dell’uso del gesso naturale nella pittura.
Una scatola per le parrucche spagnole ricoperte di cipria è accanto a un vaso per il deposito della corona del re d’Italia, perché entrambi sono dei primissimi esempi dell’introduzione delle cerniere. E così via. È vero: uno dei curatori più anziani del Kunsthistorisches Museum (educato, ovviamente, all’Università di Heidelberg) all’inizio non è riuscito a rilevare alcune delle connessioni. Quelle che noi invece pensavamo più immediate. E anche dopo che gliele abbiamo spiegate, continua a farci domande. Ma anche se il nostro esperimento non è sempre chiaro, siamo fiduciosi che i nostri abbinamenti serviranno a escludere certe ipotesi. Facendo evolvere la storia dell’arte attraverso il processo scientifiche si basa su tentativi ed errori. (In questo caso, errori). La nostra speranza, tuttavia, è di fare un po’ di luce in quegli angoli ancora poco illuminati…