Tutu dei Chicos Mambo: ridere in punta di piedi

«Lavoro su una danza “generosa”, che ama trasmettere qualcosa. Lavoro molto sullo humour e questo permette di avvicinarsi velocemente, le persone hanno bisogno di ridere e io cerco di mescolare la danza con il ridere, cosa non così comune nel nostro ambiente. Inoltre amo i costumi, le cose visive e anche questo non si vede spesso nella danza», così dichiara Philippe Lafeuille nell’intervista-video reperibile sul suo sito. Il coreografo e regista francese (classe 1964) che ha fondato, nel 1994 a Barcellona, la compagnia Chicos Mambo arriva a Milano per la prima volta con Tutu, spettacolo che nel 2015 si è aggiudicato il Premio del Pubblico al 50° Festival Off di Avignone e ha superato, a oggi, oltre 400 repliche nel mondo intero. In scena sei bravissimi danzatori en travesti (David Guasgua, M. Pierre-Emmanuel Langry, Julien Mercier, Guillaume Queau, Vincenzo Veneruso, Stéphane Vitrano), «creature polimorfe», le definisce il regista, che sono come «cartoni animati», cambiano personaggio trasformandosi davanti agli occhi degli spettatore. «Cerco di confondere un po’ le acque», ha dichiarato Lafitte in un’intervista. «Siamo molteplici, si può essere uomo e avere una parte femminile […]. Non bisogna avere paura di questo. Ripeto spesso che i Chicos Mambo sono degli uomini che non hanno paura della loro femminilità».

 

 

Diviso in venti quadri Tutu rende omaggio, dissacrandole, a tutte le forme di danza: dal balletto classico (con i cigni che si trasformano in paperi) alla danza contemporanea in stile Pina Bausch, dai balli di sala come il tango a quelli televisivi, dall’acrobazia alla ginnastica artistica con la parodia di Nadia Comăneci fino alla haka, la danza tipica del popolo maori prendendo di mira, in maniera giocosa, i tic e i vezzi di ogni espressione artistica. Accanto ai fedelissimi Corinne Petitpierre (costumi), Dominique Mabileau (luci) e Antisten (musiche), Lafeuille ha voluto scrivere la drammaturgia di Tutu con l’amico Romain Compingt (il co-sceneggiatore di Divines che nel 2016 si aggiudicò la Caméra d’or al Festival di Cannes) diventato per l’occasione nientemeno che tutulogue. Creato nel 2014 per celebrare i vent’anni della compagnia, Tutu è il terzo spettacolo della compagnia, dopo Barcelone-Paris-Caracas, le città natali dei tre fondatori (Lafeuille e due ballerini) ispirato alla Famiglia Adams e a James Bond e Méli-Mélo (1998) che ha dato ai Chicos Mambo la fama internazionale ed è stato seguito otto anni dopo da Méli-Mélo II. Nel frattempo, giocando sul suo cognome, ha creato una seconda compagnia, La Feuille d’Automne che vuole essere «uno spazio pluridisciplinare dove la danza si fa teatro poetico e musicale per integrarsi alle arti visive e plastiche». Lo scorso anno, sempre per i Chicos Mambo, ha realizzato Car/Men dove rivisita la Carmen, icona teatrale per eccellenza per «modernizzare questa Carmen ammuffita». Dopo aver attaccato con la sua giocosa irriverenza il tempio sacro della danza, è passato all’opera. E non ha nessuna intenzione di fermarsi.

 

 

 

Foto di Didier Duval, Michel Cavalca

Milano   Teatro Menotti   dal 21 al 23 febbraio

 

I virgolettati sono tratti da:

www.philippelafeuille.com

arlyo

Le Monde