Addio a Peter Fonda il Captain America di Easy Rider

“La libertà è tutto, d’accordo. Ma parlare di libertà ed essere liberi sono due cose diverse. Voglio dire che è difficile essere liberi quando ti comprano e vendono al mercato…”

(Easy Rider)

Nato a New York nel 1939, Peter Fonda inizia a recitare a teatro a 13 anni e continua a calcare il palcoscenico negli anni dell’università. Studia poi alla Community Play-House di Omaha, una rinomata scuola di recitazione. Nel 1962 trionfa a Broadway con Blood Sweet and Stanley Poole di William e James Goldman, una acuminata satira militare. L’anno seguente fa il suo esordio sul grande schermo con il dimenticabile Tommy and the Doctor  di Harry Keller. La critica lo nota in Lilith, la dea dell’amore con la regia di Robert Rossen. Per lanciare la sua carriera è però decisivo l’incontro con Roger Corman che gli fa interpretare nel 1967 due seminali film sulla gioventù americana: I Selvaggi e Il serpente di fuoco. Ricorda il regista in The Movie World of Roger Corman di J.P. Di Franco:” In I selvaggi l’eroe, interpretato da Peter Fonda, è contrario al sistema, ma non ha una propria visione coerente. Tutto ciò che sa è che questo è sbagliato. Ha una vaga idea di volere la libertà, ma non è un intellettuale, e non sa esprimere più di questo – il desiderio di condurre una vita libera in contrasto con le restrizioni della società. In Il serpente di fuoco Peter Fonda è lo stesso uomo, ma pù evoluto intellettualmente, più intelligente, e attraverso l’Lsd cerca di trovare le risposte”. I due film furono fondamentali per costruire il ruolo di Easy Rider. Uscito nel 1969, il leggendario road-movie di Dennis Hopper tallona Billy (Hopper) e Wyatt detto Captain America (Fonda) che, dopo avere venduto droga, nascondono i soldi in un tubo di plastica immerso nel serbatoio di uno dei loro chopper e iniziano un viaggio attraverso gli Stati Uniti. La meta è il carnevale di New Orleans. Tra i tanti incontri si imbattono in un hippy che li ferma e li conduce in una comunità, dopo poco ripartono. Finiscono in galera, conoscono un avvocato (Nicholson) che decide di partire con loro. Vengono aggrediti da un gruppo di razzisti, l’avvocato muore. Raggiungono finalmente New Orleans, fanno uso di allucinogeni, riprendono il viaggio. Sulla strada li attende un fatale incontro con un violento camionista. Manifesto della contestazione pacifista, il film è stato il maggiore successo (soprattutto in Europa) di quel cinema indipendente che, nato al termine degli anni Cinquanta, si rivolgeva al pubblico giovanile. Da quegli anni Fonda ha costruito una solida carriera lavorando, fra gli altri, con Roger Vadim, Jonathan Demme, John Carpenter, Steven Soderbergh, James Mangold. Nel 1971 ha esordito nella regia con un coraggioso e anomalo western (Il ritorno di Harry Collings), esperienza che ha ripetuto nel 1973 con Idaho Transfer e nel 1978 con Wanda Nevada.

 

I selvaggi (1967) di Roger Corman