Cannes74 – Marion Cotillard: volevo essere Debbie Reynolds

Annette è diretto dall’eterno giovane ribelle del cinema francese Leos Carax. Una love story cantata tra una cantante d’opera (Marion Cotillard) e uno stand-up comedian stile Chris Rock (ringraziato sui titoli di coda) interpretato da Adam Driver. Musiche degli Sparks. Location: Los Angeles in tutti i suoi angoli.  Un’opera rock. Un musical. Di quelli che sarebbero piaciuti a Ken Russell, maestro delle opere pop/rock Anni 70. Durante la conferenza stampa parla con candore sincero del suo rapporto col successo, per esempio. Altro tema del film, dopo l’amore. «Una domanda che mi faccio sempre è perché ci interessa così tanto essere conosciuti, amati, osservati da gente che neppure conosciamo? Convivo con la fama da così tanto tempo da aver imparato che non devi rispecchiarti troppo nello sguardo degli altri. E so che se non ti ami abbastanza, questo mondo può distruggerti». Con il regista, dice, è stato amore a prima vista. «Lo amavo già, ho visto tutti i suoi film. Dal primo Boy Meets Girl, a Holy Motors che per me è un capolavoro. Sognavo di essere presa per mano da lui e portata nel suo mondo. In ogni suo film c’è sempre un momento di poesia. E poi le svolte… Improvvisamente sei su una strada e ti ritrovi altrove. E la follia indimenticabile di Gli amanti del Pont Neuf, con una giovanissima Juliette Binoche».

 

 

Binoche divenne una star, grazie a quel film. Lei lo è già. A Cannes è ovunque. Sui manifesti per le strade e sulle cover dei giornali. Non c’è sito web che non la rilanci. In conferenza stampa, circondata da soli maschi, è lei a illuminarli. E quando il regista se ne andrà ad appuntamento non ancora finito, sarà lei a ricevere gli applausi. Lui, Carax, l’ha aspettata 6 anni. «Ci siamo conosciuti allora. Mi parlò vagamente di una storia che voleva interpretassi per lui. Una storia d’amore. Ma non c’era ancora un personaggio vero. Io ero impegnata. Avevo altri film da fare. E poi c’era la mia famiglia, che era la mia priorità. È tornato due anni dopo. Mi ha fatto vedere una video intervista di Romy Schneider. Parlava di un uomo, non ricordo chi. Ma la vedevi e ascoltavi e vedevi e ascoltavi tutto il suo amore per lui. Con Leos l’abbiamo studiata in ogni minimo dettaglio. L’amore del mio personaggio, Ann, per il suo Henry è nato così… Da quella Romy Schneider». Carax, famoso per il suo carattere difficile, non l’ha spaventata affatto. «Piuttosto la mia preoccupazione è stato il canto. L’opera. Per fortuna ho avuto 4 mesi per prepararmi. Per poter cantare in qualsiasi posizione fisica ed emotiva. Da piccola dicevo che volevo diventare come Debbie Reynolds in Cantando sotto la pioggia. Avevo imparato a memoria le coreografie dei suoi balletti, quando esce dalla torta. Mi piaceva quell’energia. Non so quante volte avrò visto quel film, ma ogni volta era un sogno. Mi ha fatto innamorare del cinema. Cantare, ballare, recitare, amare, disperarsi… Debbie Reynolds in quel film e Penelope Cruz in Non ti muovere. Ecco le due attrici che più mi hanno colpita al cuore. Loro e i loro personaggi così allegri e disperati, pieni comunque di fuoco che li fa ardere da dentro. Bruciare di vita. Anche di follia».