Il ’77 fantozziano

“Era il mio primo giorno di lavoro ed ero spaventato, l’ansia mi faceva respirare a fatica. Ho cercato di controllarla, ma il respiro aumentava come quello di un animale in pericolo. Poi mi sono accorto che non era il mio. Mi sono voltato. In un angolo, dalla semioscurità di un sottoscala, veniva quasi un fischio sommesso come quello di un topo: era lui, il ragionier Ugo Fantozzi!”    

(Tratto dalla Premessa di Fantozzi)
 

 

Paolo Villaggio ha scritto una trilogia dedicata a Fantozzi che ha dato il via al’epopea del ragioniere, tre libri (Fantozzi, Il secondo tragico libro di Fantozzi, Fantozzi contro tutti) che hanno venduto uno sproposito in tutto il mondo a partire dal 1971. Come ha notato acutamente Stefano Bartezzaghi l’aggettivo fantozziano si è imposto nel 1977 (anno cruciale per la storia italiana, anno di ribellione antiborghese). Anno che per Villaggio era davvero fondamentale: “noi continuiamo a parlare del ’68. ’68 un cacchio, il ’68 è stato un fatto di élite alla Statale di Milano. La vera rivoluzione di questo tipo è stata nel ’77, con Giorgiana Masi, Walter Rossi, i nostri figli implicati dentro…In America c’è stato il ’67, nel ’68 c’è stato il Maggio francese, e poi da noi c’è stato il ’77. Quindi il fenomeno del dopo rivoluzione noi lo abbiamo avuto dal ’77 in poi. (…) Nanni Moretti, e quelli che verranno dopo di lui, racconteranno solo della loro angoscia, l’angoscia di una generazione che avendo perso fiducia nei valori della sua cultura ha perso l’istinto fondamentale dell’uomo – quello della sopravvivenza. Da qui è nata la violenza politica, quella che porta al terrorismo, perché il terrorista in realtà è felice di morire, ed è nata la droga, perché anche l’eroinomane è felice di morire”. (tratto da un’intervista a L’Europeo del 1986). Fantozzi in teoria avrebbe dovuto rappresentare la stupidità pregressa, o per dirla con Bartezzaghi:”l’ignoranza residua, il servilismo tardofeduale, il maschilismo rozzo e impotente che la modernità avanzata avrebbe prima o poi annichilito, con la sua capacità ecumenica di illuminare ed elevare: Pensavamo di ridere del pericolo che avevamo scampato: il cattivo gusto della piccola borghesia, i tic degli arricchiti, donne e automobili da sostituire con modelli più recenti -Tipo Marisa Mell -, la violenza del non-pensiero. Noi ci divertiamo a ridere di Fantozzi: ma invece il fantozziano incominciava proprio in quella, a ridere di noi.” In sintesi: Fantozzi è stato sconfitto, travolto, il fantozziano ha vinto, anzi impera.

 

Passi scelti dall’epopea fantozziana

 

“Ma non mi vorrà dire che lei è…comunista”. E nel dire quella parola, che in quella stanza gli pareva una bestemmia, sentì un brivido lungo la schiena. “Proprio comunista no” disse l’Illustrissimo Signor Dottor Ingegner, Professor, Grand. Uff. Direttore Generale. “Vede, io sono medio radicale”.

Si era trovato di fronte alla tragica barriera di un congiuntivo. Me lo ridii. Non glielo ridio, non glielo posso rideare. (La fenomenale scena tennistica – batti lei – è solo filmica).

I giovani d’oggi, che son tutti capelloni, sfaticati e che fumano la coccoina.

Dopo dodici minuti di gara, vide addirittura San Crisostomo che gli sorrideva da sopra la traversa avversaria.

Nella semioscurità del sottoscala, due grosse lacrime piene di dignità gli colavano lentamente sulle guance. Nessuno fece più domande e lo lasciarono solo.

Si schiantò sul fondo maiolicato sotto gi occhi esterrefatti di due suore.

Per errore al cineforum “proiettarono prima la seconda bobina poi la prima”. Il critico che conduceva il dibattito:”il grande maestro ha qui l’intuizione sublime di far morire Ciapaiev all’inizio e di farlo poi rivivere”.

Lo faccio abitualmente…sì, io ogni mattina pulisco le valigie con la manica della giacca…sì, lo giuro.

Fantozzi va a caccia “tenendo al guinzaglio sua moglie signora Pina che nella notte aveva truccato alla meno peggio da bracco”.

Gli era scivolata giù intera una grossa caramella al limone – 22 centiumetri di diametro – che la hostess gli aveva infilato in gola a trodimento.

Cominciò a sentire le voci come Giovanna d’Arco e si buttò in acqua in preda a una crisi mistica.

C’erano quattro geometri di Cuneo che avevano fatto un gruppo laocoontico per mimare un piatto di spaghetti.

Una vecchia foto di sua madre, che fu scambiata per Solokòv, il capo del controspionaggio bulgaro.

Lui firmò subito davanti a una folla divertita 200 milioni di cambiali.