2028 – La ragazza trovata nella spazzatura di Michal Krzywicki: in fuga dalla distopia di stato

«A partire dal 2026, in Polonia, le persone condannate per reati gravi vengono sottoposte all’Automazione. Le loro teste vengono rasate e al loro collo vengono fissati dei collari che somministrano costantemente una sostanza, la Vaxina. La Vaxina intorpidisce i loro sensi e li priva irrevocabilmente dei loro ricordi. Rende i condannati obbedienti. Vengono così addestrati a svolgere attività automatizzate che non richiedono un impegno mentale. Lo Stato utilizza questi individui per svolgere dei servizi alla comunità, oppure vengono affittati a privati a pagamento. I detenuti sottoposti ad automazione sono chiamati Automi».

 

 

Un disclaimer stile Blade Runner ci introduce all’interno di una realtà distopica, fatta di persone socialmente pericolose e controllate da collari-siringhe (al cui interno fluttua la Vaxima, sostanza anestetizzante concepita inizialmente per il bestiame d’allevamento). Il giovane Szymon è un attivista e, attraverso il suo canale YouTube, annuncia di volersi togliere la vita come segno di protesta per questa schiavitù immorale voluta da un governo totalitario. Però, proprio durante i preparativi durante la notte di Capodanno, il ragazzo s’imbatte nell’automa «ribelle» Blue, nascosta tra le immondizie di un sordido vicolo di Varsavia. Dopo averla portata nel suo appartamento e tolto il collare di controllo, Szymon progetta di accompagnare la ragazza in Svezia, dove gli automi posso richiedere asilo politico.

 

 

Michal Krzywicki dirige e interpreta un road movie dagli echi fantascientifici in cui, però, gli aspetti più controversi sono gestiti fuori campo e in sottrazione. La distopia suggerita viene economizzata attraverso situazioni e soluzioni che ricordano stili e culture dei primi anni 2000, dai cellulari GSM alle fotocamere compatte, ai mezzi di trasporto. Il fattore più curioso si rivela l’ambientazione climatica: l’inverno polacco raggiunge punte di 32°C, magliette a mezzamanica, canotte e pantaloncini sono gli unici indumenti adatti per sopportare temperature impazzite date dal surriscaldamento globale. E in tutto questo, la coppia protagonista (ricordiamo che Krzywicki e Dagmara Brodziak firmano la sceneggiatura) fugge disperatamente lungo le campagne popolate da pale eoliche sulle sfondo e da redneck seduti fuori da sparute stazioni di servizio. Di certo chi si aspetta un prodotto sulla scia del capolavoro di Ridley Scott rimarrà deluso, ma la fiducia a Krzywicki e a Brodziak gliela concediamo tutta: nonostante le evidenti acerbità di scrittura, i due pongono l’accento su personaggi tutt’altro che banali. E anzi, la vera rivelazione risulta proprio Brodziak, che col suo volto sbiadito, i suoi grandissimi occhi liquidi da manga giapponese e la parrucca in omaggio alla replicante Pris/Daryl Hannah, con Blue (amante dei dolciumi e dei pierogi polacchi) restituisce un ruolo totalmente incrostato nell’apatia sistemica (causata dalla Vaxima), diventando sintesi perfetta di quella voglia di riscatto di cui oggi – più che mai – sentiamo il bisogno.