Fantasmi d’infanzia: Tornare di Cristina Comencini

Nel titolo il destino: non sono pochi gli elementi già noti al cinema italiano che riemergono in Tornare, senza tuttavia avere la necessaria forza per rinnovarsi. Il nuovo film di Cristina Comencini (visto alla Festa di Roma e rilasciato direttamente in streaming on demand nel non facile frangente attuale) è un dramma psicologico femminile, in cui una donna dall’identità interrotta è posta di fronte ai progressivi svelamenti della propria coscienza, attivati dal ritorno nella casa di famiglia, lì dove i traumi sono stati cullati e celati per lungo tempo. L’occasione è offerta dalla morte del padre, che ovviamente riapre antiche ferite e spinge il dramma nella sfera psicologica più immediata. La cornice, d’altro canto, è garantita da una Napoli solare e intrisa di oscure passioni, reiterando anche qui un immaginario di certo non nuovo per una città arcaica e stratificata, che ben si presta al gioco dei progressivi spostamenti di coscienza declinati al femminile.

 

 

È evidente che Tornare si colloca in pieno nella poetica sviluppata nel corso degli anni da Cristina Comencini, giocata per l’appunto sulla definizione di una sfera femminile colta nella ricerca di un equilibrio identitario e sulla complessità dei rapporti sentimentali familiari e di coppia. Qui siamo negli anni Novanta, ancora aggrappati a un’Italia non totalmente disillusa e vicina a una certa incoscienza sociale coltivata nel decennio precedente. E in effetti il gioco tra conscio e inconscio è fondamentale nel definire lo sviluppo narrativo di questa storia sospesa sulla compresenza in scena di tre livelli temporali incarnati nella figura una e trina della protagonista. La quale si chiama Alice, è interpretata da Giovanna Mezzogiorno e torna a Napoli dopo anni d’assenza, inaugurati quando era ancora una liceale e il padre l’aveva bruscamente allontanata da casa dopo un incidente di cui la donna, oggi quarantenne, sembra ora aver perso memoria. A riattivare i ricordi ci pensa Marc (Giovanni Amato), uomo raffinato e vagamente inquietante, che ha accompagnato il padre di Alice, ufficiale di Marina in pensione, negli ultimi anni di vita, segnati da una grave malattia. Marc sembra sapere molte cose di Alice, ma sa anche mantenere la giusta distanza, lasciando alla donna il tempo di lasciar riaffiorare la memoria. Che infatti prende letteralmente corpo nella duplice presenza di una ragazzina vitale e disinibita e di una bimbetta bisognosa di attenzioni: due figure che attraversano misteriosamente la casa paterna e con cui Alice interagisce sempre più. Non si fatica certo a comprendere che si tratta delle proiezioni del tempo perduto della donna, grazie alle quali sarà finalmente in condizione di ricostruire la verità rimossa che ha segnato la frattura psicologica ed esistenziale nel suo rapporto col padre e soprattutto con se stessa. Tutto questo è elaborato nel film con un livello simbolico piuttosto elementare, che riecheggia troppe dinamiche già illustrate e studiate dal (nostro) cinema per apparire veramente intriganti e interessanti. Purtroppo Tornare non offre elementi d’appiglio capaci di puntellare una regia che sa anche sfruttare adeguatamente i set in cui si muove, ma fatica a rendere davvero trasparente una drammaturgia appesantita da un peso simbolico troppo greve. La presenza di Giovanna Mezzogiorno in un ruolo dalle sfumature non propriamente inedite per lei non aiuta ad allontanare la sensazione di già visto che il film comunica. Così come le tonalità troppo intagliate della prestazione di Giovanni Amato non aiutano a dare profondità a quella dimensione di mistero che il film tenta vanamente di evocare.

 

Dove vedere il film https://www.visiondistribution.it/film/tornare/
Oppure su Sky PrimaFila Première, Timvision, Chili, Google Play, Infinity, CG Digital, Rakuten TV.