Gli infiniti inseguimenti di Marie et les naufragés di Sébastien Betbeder

marie_naufrages_0Sébastien Betbeder da qualche anno è di casa al al Torino Film Festival: qui ha presentato Les nuits avec Théodore (2012), 2 automnes, 3 hivers (premio speciale della giuria al TFF31) e il corto Inupiluk (2014). Quest’anno porta i suoi ultimi due lavori, entrambi in Festa mobile ed entrambi da non perdere: Le voyage au Groenland e Marie et les naufragés. In quest’ultimo rende omaggio in maniera intelligente al cinema del passato (in particolare a La jetée di Chris Marker), mischiando sapientemente i generi, dal poliziesco alla commedia sentimentale, fino alle incursioni nel fantasy (una Catwoman in volo). Il risultato è esplosivo. Siméon (Pierre Rochefort) è un giornalista disoccupato, padre divorziato di una bambina intelligentissima con cui va a vedere film coreani o passeggia per il cimitero del Père Lachaise discettando di vita e morte. Un giorno trova un portafogli per strada e quando telefona per restituirlo alla sua legittima proprietaria, Marie (Vimala Pons), non solo si sente rispondere dall’ex – Antoine (interpretato da Eric Cantona) – che la ragazza non abita più lì, ma viene messo in guardia sulla sua pericolosità: «Attention, elle est dangereuse». Tanto basta per scatenare la curiosità del giovane che, dopo averle restituito il portafogli e aver passato con lei qualche minuto in un caffè, inizia a pedinarla. Siméon si lancia all’inseguimento di Marie, mentre Antoine, ancora innamorato e geloso, segue Siméon e finisce per coinvolgere anche Oscar (Damien Chapelle), il coinquilino sonnambulo nonché migliore amico del presunto rivale, ad accompagnarlo sull’isola di Groix, in Bretagna, dove i quattro sono destinati a incontrarsi.

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Marie et les naufragés è un caleidoscopio di situazioni e stati d’animo: dagli inseguimenti in stile poliziesco, con tanto di requisizione di un mezzo di passaggio, resi comici dalla ripetitività della situazione, all’orizzonte tragico (ogni personaggio insegue qualcuno che a sua volta sta inseguendo qualcun altro: è il principio della tragedia di Racine, qui virata in chiave comica e leggera); dal racconto nel racconto (Antoine è uno scrittore che trova l’ispirazione proprio narrando la vicenda che si sta svolgendo sotto i nostri occhi), alla musica anni 80 (con tanto di improbabile video musicale fantascientifico grazie al personaggio di Cosmo – André Wilms, attore caro a Aki Kaurismäki-, sorta di guru psichedelico che ricorda per le sue scelte di vita Raël, il fondatore del movimento raeliano), alla pubblicità di un profumo… Come già succedeva nel bellissimo 2 autunni, 3 inverni, i tre personaggi principali si rivolgono direttamente in macchina per raccontare la loro storia che dà luogo al flashback sulla loro vita precedente. Un espediente che rompe la quarta parete, chiamando in causa direttamente lo spettatore come testimone delle vicende. Un universo, quello di Betbeder, popolato da personaggi strampalati, che hanno più di un’analogia con quelli creati da Wes Anderson.