I resti dell’amore: Celine Song e la commedia poco sentimentale Material Love

Dagli anni ’80 in poi, la declinazione americana del romanticismo cinematografico ha quasi sempre a che fare, anche nei casi migliori, con la competizione sociale, con il posizionamento reciproco tra uomo e donna e con la collocazione della coppia sulla scena vita (relazione, famiglia, lavoro, città…). Ci vogliono duri come Clint Eastwood o Kevin Costner per forzare questo schema e arrivare a toccare davvero i sentimenti, altrimenti bisogna risalire agli anni ’70 e tornare al cinema di registi come Sidney Pollack e divi come Robert Redford per guardare in faccia una storia d’amore che parli di donne e uomini senza il bilancino sociale, magari in chiave anche politica, ma comunque attaccata ad argomenti fatti di passione e coinvolgimento e non di posizionamento. Chiaramente si sta generalizzando, ma dinnanzi a un film didascalico come Material Love (titolo italiana del più onesto ed esplicito Materialists) ci si ritrova talmente disarmati da potersi concedere il lusso. Celine Song aveva esordito con Past Lives, un dramma romantico in bilico sulle sue origini coreane, che ritrovava i migliori umori della tradizione cinematografica asiamericana lavorando sul peso dei sentimenti nella storia personale e familiare.

 


 

Ci si poteva aspettare da lei un’opera seconda che confermasse la qualità lieve e sostanziale del suo romanticismo, e invece giunge a noi con una commedia sentimentale che, mentre si rifà a modelli degli anni ’80 (la regista cita James L. Brooks e Nora Ephron), ne forza la spinta dialogica gioiosa, che pur nello studio delle relazioni reciproche era giocata sulla liberazione psicologica delle emozioni, in una scala di valori sociali materialistici (per l’appunto), interamente tarata sulla competitività, sul posizionamento accettato o mancato, sull’incasellamento dei sentimenti. Fosse tutto qui, ci si potrebbe ragionare. Ma il punto è che Material Love maneggia personaggi che risultano per niente interessanti, che dicono cose per nulla appassionanti, fanno ragionamenti di cui forse nella società americana possono andar fieri (e infatti guardate l’abisso in cui l’America e gli americano sono precipitati…), ma che ascoltati da qui stanno tra il patetico e il ridicolo, a meno di non prenderli sul serio e considerarli disturbanti… Ad ogni modo, sul piatto del romanticismo ci sono Dakota Johnson e Chris Evans: lui interpreta un attore bello e sfigato, ovviamente idealista e dannatamente d’insuccesso, lei una “matchmaker” professionale e di successo, sì insomma una che di professione combina le coppie perfette dell’alta società.

 


 

Siamo ovviamente a New York e i due si amano, ma per aspirazioni e visione della vita sono decisamente male assortiti e infatti un brutto giorno si sono lasciati nel traffico cittadino, al culmine di una scena che se la vedesse Nora Ephron (cui pure vorrebbe essere ispirata) si vergognerebbe. Lui continua a inseguire il suo sogno d’attore sfigato, mentre lei insegue il buon partito e spera di innamorarsi di un uomo bello e ricco che le assicuri una casa e una vita di lusso. Ed è qui che entra in scena Pedro Pascal, rampollo di ricca famiglia, che sfodera uno charme più dimesso che sofisticato e diventa per la nostra “matchmaker” l’uomo perfetto, da cogliere al volo, tanto più che pare anche sinceramente innamorato di lei. Il resto è facile immaginarlo, perché poi Material Love non ha nemmeno il coraggio di essere un film materialista sino in fondo e cincischia con l’amore vero e col valore dei sentimenti, svicolando nel sentimentalismo in campo lungo di una end credits scene qualunquista, che finge di celebrare il trionfo dell’amore mentre celebra il tanfo coniugal-burocratico del City Clerk newyorchese. Celine Song maneggia tutto questo con le pinze, senza coinvolgimento effettivo, senza illuminare mai davvero le zone d’ombra della sceneggiatura teoretica che ha scritto, affidandosi piuttosto a dialoghi noiosi, a argomenti di cui oggi non ci interessa affatto. Manca ritmo, manca empatia, manca la vita reale: l’insulso naufragare di questi poveri amori tra… l’allungamento chirurgico degli arti inferiori e i metri quadrati di un appartamento condiviso, potrà interessare dalle parti di A24, che produce, ma non nella vita reale. Celine Song sa fare di meglio, coi sentimenti e col cinema: per esempio in Goddess, il videoclip che ha diretto l’anno scorso per la cantautrice islandese Laufey…