Indivisibili: rompere l’unità secondo De Angelis

indivisibili-892Il dramma del melodramma è la separazione, la frattura dell’unità edenica, l’inganno della vita sull’illusione infantile di unità. E allora ecco un film che lo incarna con evidenza quasi didascalica, smantellata però nel gioco dell’eccesso, nel voluttuoso sentimento performativo della scena, nella discarica di tipologie partenopee sul ventre molle di una scena umana senza speranza. Due gemelle siamesi, Viola e Dasy (Angela e Marianna Fontana, notevoli!), corpo unico sulla piazza neomelodica di una Campania volturnina,  chiusa in se stessa come un brutto ma accogliente sogno. Il successo le bacia, gestito da una famiglia polipo, che ovviamente è il vero imene da rompere per perdere la verginità dell’infanzia e trovare la separatezza della vita adulta. Un impresario famelico le vorrebbe per sé, un chirurgo rivela la verità negata della loro separabilità ed ecco che, d’improvviso, il mondo cambia ai loro occhi. L’una sta bene così, per amor d’unità con la sorella, l’altra sta bene da sola e cerca la libertà.

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Indivisibili, per l’appunto, come fosse un gioco di parole con “invisibili”, che è un po’ il desiderio negato a questo corpo uno e bino che De Angelis gioca come un dramma amplificato: fortuna che l’incipit troppo sorrentiniano è solo una falsa partenza, ché poi il suo cinema è più carnale e meno statuario delle composizioni a freddo di Sorrentino. De Angelis sente la materia prima di elaborare lo sguardo, i suoi sono personaggi che vivono l’emblema del loro carattere come una condanna ma senza fatalismo, combattono all’interno di se stessi. Ed è questo il fattore che fa la differenza in un film che altrimenti poteva ridursi a un gioco scenico ben organizzato, a una scrittura manualistica, alla recitazione della scuola partenopea. L’universo in cui tutti si muovono è chiaramente un gioco pantografato, le proporzioni ingigantite negano qualsiasi realismo a una scena che pure sta nella realtà. Ma non è semplicemente il solito insistere del cinema italiano sul magmatico disegno del mondo chiamato a sostituire la sua verità: Indivisibili sa vivere il suo dramma, lo trova nella lucidità un po’ offuscata e un po’ determinata delle sue eroine, in fuga verso se stesse, fuori da un mondo miracolisticamente finto e finzionale. E’ la loro verità, incarnata nel corpo gemellare cosi palesemente freak, che trionfa in tutti i sensi.