Espulsione, repulsione, attrazione, distrazione… Il cinema di Betrand Mandico è una funzione estetica dell’idea di eiezione, in qualunque modo essa venga intesa: fisica, geologica, sociale… Nei suoi film la terra, il cielo, il mare e anche la società contengono, cullano ed espellono, con pari sensualità e repulsione, figure e materia, nutrendo un immaginario fantasy e avventuroso che incide la perenne linea d’ombra sulla quale sono sospesi i suoi personaggi fuori dal tempo: adolescenti a tempo indeterminato che subiscono l’onta dell’età adulta sui loro corpi efebici e voluttuosi, nonché delittuosi (come da lezione della “Storia dell’occhio” di Bataille…). Dopo Les Garçons Sauvages, esordio folgorante e controverso, e durante una inesausta produzione di cortometraggi, Bertrand Mandico si propone ora in Concorso a Locarno 74 col suo secondo lungometraggio, After Blue. Film abbacinante nella sua oggettuale estraneità all’essere cinema comunemente inteso ai giorni nostri, più vicino per esempio all’unicità imperterrita di un’opera celibe come La morte corre sul fiume di Charles Laughton, che all’immaginario fantasy cui pure fa riferimento.
La linea postdistopica fa da detonatore a questa storia ambientata dopo la fine del nostro mondo, su un pianeta chiamato After Blue, colonizzato dai terrestri, in fuga dalla Terra ormai condannata, e governato secondo regole tribali in un regime matriarcale, nel quale gli uomini si sono estinti. La protagonista si chiama Roxy, bionda e dalla pelle lunare in un mondo di donne scure e vestite di nero: figura efebica, sensuale e virginale, seducente e innocente, interpretata dall’artista musicale Paula Luna. Rigettata dalle amiche per i suoi capelli biondi, trova sulla spiaggia, seppellita sino alla testa, una criminale condannata dalla sua tribù e la salva: il suo nome è Kate Bush, come la cantante e artista inglese, e appena libera uccide le tre amiche di Roxy, promette alla sua salvatrice di esaudire tre suoi desideri e fugge via. Ne consegue l’espulsione di Roxy e di sua madre dalla tribù, condannate a trovare e uccidere Kate Bush se vogliono essere riammesse, e un lungo viaggio verso le montagne, nella terra delle donne polacche, una caccia alla donna attraverso terre magiche, creature oniriche, evocazioni spirituali, incontri sensuali, minacce perenni.
After Blue è sostanzialmente un western fantasy che sta tra London, Conrad, Howard, Golding e tanti altri creatori di universi sospesi tra la cristallizzazione affabulatoria degli schemi sociali e l’avventura di personaggi che sfidano se stessi di fronte a mondi e paesaggi che contengono e riflettono la loro alterità. Mandico è un visionario performativo allo stato puro, un autore che trova la proliferazione visiva del suo cinema nella manipolazione materica degli elementi costitutivi: i set artefatti, il trucco, il parrucco, i costumi, la stessa pellicola 35mm che utilizza per filmare nei cromatismi ingenui ed evocativi da home movie applicati a una imagerie lisergica… Un cinema da plasmare come argilla, che infatti è poi intriso di presenze fluide, figure in transito sui loro desideri e sulle paure, attratti e respinti nei mondi in cui si muovono. After Blue è il racconto di un’avventura sensuale intransitiva, in cui la sessualità dei corpi è distante, distratta nella veemenza del loro istinto di sopravvivenza. Estenuato ed estenuante, After Blue corrisponde al senso dell’eccesso visivo e alla narratività infinitiva di Bertrand Mandico: richiede una pazienza visiva e una disponibilità ludica non comuni, che ripagano lo sforzo con la moneta della fantasia e con la soddisfazione dell’artefatto.