Iniziamo un percorso nell’ampio mondo della produzione di cortometraggi e mediometraggi, italiana e non solo. SHORTCUT intende essere un modo per monitorare e segnalare una parte di cinema che ha spesso una grande vitalità e una netta propensione alla ricerca espressiva, ma purtroppo soffre ancora di una limitata visibilità al di fuori dei circuiti festivalieri. Anche per questo, cercheremo di segnalare soprattutto opere che siano visibili in streaming.
Il silenzio come traccia di lettura dell’ambiguità del reale, vincolo di sottomissione alla regola del padrone, ma anche presupposto per il riecheggiare di alternative della realtà: in 1485KHz (Se otto ore), il cortometraggio col quale Michele Pastrello torna a lavorare tra tensioni horror e riflessioni politiche e sociali (disponibile in streaming), la chiave d’accesso a tutto questo è offerta dagli studi di Friedrich Jürgenson sulla metafonia: traccia d’inclusione tra esoterismo e tecnologia, in cui lo svedese sostiene la possibilità di registrare delle voci provenienti dall’aldilà utilizzando gli strumenti tecnologici. Il tema delle interferenze diventa dunque la sostanza di un dialogo tra realtà parallele, in cui Pastrello individua la chiave d’accesso a un incubo gotico sospeso tra soprusi e angherie padronali passati e presenti: una donna delle pulizie è mandata in una casa isolata dell’entroterra friulano a completare l’opera di riassetto lasciata in sospeso da una collega extracomunitaria di cui si sono inspiegabilmente perse le tracce. “Non mi deludere” gracchia minacciosa e volgare la voce del capo nel vocale d’ingaggio che le lascia sul cellulare, pressione psicologica a costruire una tensione esterna all’ambiente in cui la donna si ritrova a lavorare: una casa sospesa in un tempo quasi astratto, teli di plastica che separano gli ambienti agitati dal vento come fossimo in un castello di Cocteau, camere anonime in cui vecchi apparecchi radiofonici e giradischi si animano mentre la corrente elettrica fa le bizze e un temporale si avvicina….
Qualcosa di minaccioso evidentemente si agita tra quelle mura, ma evidentemente per quella donna il vero pericolo è perdere il lavoro, sicché si fa forza e cerca di continuare la sua opera anche quando una presenza minacciosa diventa sempre più palese. Con torsione quasi argentiana, Pastrello lascia infatti che l’anonima cosa diventi una sorta di porta dell’inferno che si spalanca utilizzando gli strumenti tecnologici dell’acustica: radio, giradischi, nastri magnetici a incidere lo spazio di una lavoratrice che appare sempre più posseduta dallo spirito maligno di un padrone antico come il tempo del gioco tra sfruttatori e sfruttati. Il canto delle contadine che abbiamo ascoltato sui titoli di testa rimanda infatti a lontane tradizioni rurali di servitù nei campi, che oppongono come mondi separati la realtà degli umili e quella dei potenti: il discrimine è dato dalla violenza della sopraffazione, dalla stanchezza dei corpi sfruttati (“se otto ore”…), dall’arroganza dei gesti padronali e della forzata resistenza a testa bassa dei sottomessi.
Pastrello costruisce una realtà gotica un po’ diafana e un po’ ombrosa, in cui neutralizza gli ambienti contemporanei e apre varchi atemporali che raccontano dinamiche eterne. Fa emergere riflessioni sociali nella forma dell’incubo che si impossessa dei corpi, della loro volontà, dei loro gesti: la protagonista allora deve fare i conti con il progressivo palesarsi di un male antico tra le mura della casa che dovrebbe pulire: voci che svaporano dalle onde radio e si incarnano in antichi padroni, rivivendo storie di contadine sfruttate e rancori di spietati signori. 1485KHz (Se otto ore) lavora in maniera singolare sul senso del passato, del reiterarsi delle storie di sottomissione, incarnando nello spirito gotico di questo suo nuovo lavoro le istanze di una riflessione sempre attuale sull’eterno ricatto cui soggiace ogni lavoratore: l’ossessione di non deludere il padrone.
Guarda in streaming “1485KHz (Se otto ore)” di Michele Pastrello