Winston Gooze, un uomo delle pulizie con il figlioccio Wade a carico, scopre di avere un male incurabile che non gli lascia scampo. Per non lasciare il ragazzo solo e senza un tutore prova a chiedere a Bob, il proprietario della compagnia farmaceutica per cui lavora, i soldi di cui ha bisogno ma questi lo allontana costringendolo a un gesto disperato. Nel corso di un’effrazione per rubare il denaro che gli serve, Winston incontra JJ, un collega che sta cercando di denunciare i traffici loschi di Bob, e la gang dei Killer Nutz, al soldo del corrotto imprenditore, che gli spara e lo getta in una vasca di rifiuti tossici per farlo sparire. Inaspettatamente, le sostanze chimiche trasformano Winston in un mutante dotato di forza sovrumana che, armato della sua scopa corrosiva, combatte per riportare la giustizia nella città di St. Roma, e per proteggere Wade, un arto strappato alla volta. Per il pubblico italiano non è immediata la comprensione dell’influenza di Troma, la casa cinematografica indipendente fondata da Lloyd Kaufman e Michael Herz, sulla cultura pop americana e sul cinema in particolare. Alla corte di Kaufman hanno iniziato la loro carriera nomi del calibro di James Gunn, Eli Roth, Vincent D’Onofrio solo per citarne alcuni. Negli Stati Uniti Troma è sinonimo di quel che, riduttivamente, si potrebbe definire come cinema trash ma che, in realtà, è una poetica dallo spirito profondamente punk, irriverente e senza freni. Il volto di Troma è Toxic Avenger, un perdente preso in giro da tutti trasformatosi in un colossale e mostruoso giustiziere armato di mocio che punisce chi ha un cuore malvagio strappandoglielo dal petto. Toxie, questo è il suo nome, è protagonista di una serie di lungometraggi, fumetti e persino cartoni animati per bambini, fatto controintuitivo se si pensa ai litri di emoglobina versati nei suoi film.

The Toxic Avenger di Macon Blair è un reboot del franchise che opera diversi cambiamenti, talvolta radicali, alla saga che da oltre 40 anni porta il vessillo di Troma nel mondo. L’idea è quella di fare le cose in grande, di ripulire il prodotto da tutti i suoi eccessi più volgari e caciaroni per provare a fare le cose, compatibilmente con i mezzi del cinema indipendente, in grande stile. A partire dagli attori, che partono già famosi e non lo diventano del corso della carriera. I villains sono Elijah Wood e Kevin Bacon mentre Toxie è interpretato da Peter Dinklage, con una fisicità profondamente differente da quella mastodontica del Toxic Avenger tradizionale. Tutto il progetto di questo reboot esprime una maggiore ambizione rispetto alle produzioni precedenti, dalla fotografia molto meno sporca alla scrittura più controllata all’atmosfera meno surreale e carnevalesca, tutto sembra dare l’idea di un film che vuole arrivare, se non proprio al grande pubblico, certamente a un pubblico più vasto.

Peccato che Toxic Avenger non sia questo, così come non lo è Troma. Questa svolta verso un prodotto più convenzionale semplicemente non funziona. Lo spirito di Lloyd Kaufman è stato completamente tradito e tutto quello che lo rendeva autentico è stato eliminato lasciando un horror convenzionale che vorrebbe schiacciare l’occhio a una certa poetica ma da un punto di vista che, per quanto involontariamente, finisce per prenderne le distanze. Il gore c’è, magari meno scanzonato ma c’è, il sesso praticamente sparisce e la follia circense con quella moltitudine di personaggi caricaturali che popolavano Tromaville viene a malapena accennata. Il risultato è un compitino né carne né pesce che non soddisfa né un pubblico più vasto né quello originale, un prodotto anonimo ma, soprattutto, timoroso, senza coraggio e senza spina dorsale che alla fine della visione non lascia niente, non è avvincente come un film che si prende sul serio e non è esilarante come un autentico prodotto Troma. Se questo è il futuro di Toxic Avenger, possiamo dirlo senza timore di risultare banali: punk is dead.


