MoFFF 2025 – La negazione dell’armonia: Forte di Kimbo Kim

Più di ogni altra cosa è la domanda di verità ad inquietare Yeonji (Im Chae-young): sono vere le voci che circolano a proposito della fine capitata a tanti tra coloro che lavorano allo Studio Forte? La follia, la morte, la disperazione sono risposte di segno opposto alla grande opportunità che Yeonji spera di poter cogliere, iniziando la nuova esperienza lavorativa nell’avveniristico studio di registrazione e produzione musicale. Questo scarto tra le aspettative di Yeonji e la dura realtà, innesca la ragionevolezza del dubbio: perché si dice che lo studio Forte sia uno dei migliori in circolazione se poi l’edificio emana un’energia così negativa e minacciosa? Come potrebbe esprimersi la creatività e l’immaginazione di una persona in un luogo così austero e separato dal mondo, immerso nell’oscurità di una foresta? Tanto è mostruosa la condizione di Yeonji che si trova immersa in un contesto così alieno (almeno rispetto alle sue aspettative) quanto lo è quella dello stesso luogo-edificio per come strutturalmente confligge con la natura, sconvolgendone l’ordine e l’armonia. Opprimente, rigido, limitante non è quindi il solo palazzo ma anche lo stato d’animo vissuto dalla giovane donna, disorientata e travolta dagli eventi, spaventata da una fine che pare inevitabile come attestano gli incubi proiettati dal suo sguardo.

 

 
A questo si aggiunge la diffidenza manifestata da Jeonghwa, la sua referente responsabile, poca attenta alle doti e all’entusiasmo della ragazza, più interessata a trascurarla e a non concederle spazio generando in lei la conseguente instabilità emotiva. Lo studio Forte si trasforma in locus horridus rivelando la sua identità coercitiva: qui Yeonji presto si accorge di perdere la propria autonomia di pensiero e libertà di azione assumendo progressivamente il ruolo di comparsa e vedendo sempre più scomparire la propria immagine. Così, se da una parte il film di Kimbo Kim (presentato al Monster Fantastic Film Festival di Taranto, qui al suo esordio nel lungometraggio) conduce lo spettatore di fronte alla potenza di un’immagine sgretolata che smarrisce la propria consistenza ontologica e rifugge, evadendo e perdendosi ulteriormente, in visioni angosciate e non rassicuranti, dall’altra l’intensità musicale con cui la colonna sonora scandisce le parti del discorso e aggredisce il tutto, amplificano l’idea subita da Yeonji di credersi ingranaggio rotto di un mondo-macchina che la sfrutta, rifiutandola. Lo stesso Kimbo Kim ha dichiarato: «Forte è un horror a carburazione lenta che utilizza la musica non solo come colonna sonora, ma anche come arma invisibile e mezzo per evocare forze soprannaturali. Ogni brano musicale che compone la colonna sonora del film, sia diegetico che extra-diegetico, è stato accuratamente studiato per esprimere l’originalità del concetto alla base del film. Nonostante la trama surreale, il film tocca temi facilmente applicabili alla società odierna e credo che questi emergano chiaramente dopo aver visto il film: la ricerca sfrenata dell’ambizione, lo spirito competitivo dannoso e la mancanza di empatia tra i colleghi sul posto di lavoro, fino all’importanza della meritocrazia e alla ribellione verso un sistema gerarchico troppo spesso presente nella società coreana odierna e non solo».