Uno, nessuno e centomila: One Child Nation di Nanfu Wang su Prime Video

Il senso dell’operazione orchestrata da Nanfu Wang sta tutto nel titolo del film. One Child Nation racconta infatti dei singoli (One), di una nazione (Nation) e dei bambini (Child) che mettono in relazione questi due elementi. Facciamo un passo indietro per orientarci meglio. Dopo aver dedicato grande attenzione (politica e cinematografica) al suo governo nel 2016 con Hooligan Sparrow, la regista cinese torna dietro la macchina da presa forte di una nuova esperienza che le dà spunto per affrontare questo il suo prossimo documentario. Infatti, da poco diventata mamma, Wang si mette al lavoro per indagare e raccontare la purtroppo celebre politica del figlio unico che per diverse decadi (dalla fine degli anni Settanta all’inizio degli anni Dieci) ha governato l’andamento demografico della Cina. In quanto madre, Wang sente la necessità di comprendere emozioni e opinioni di chi l’ha preceduta in questo ruolo. Così, il film prende le mosse proprio dai parenti più stretti della regista raccontando l’agghiacciante destino che poteva attendere chi, come unico erede, si ritrovava ad avere una bimba anziché un maschietto (nel nome dell’autrice, tra l’altro, vi risiedono tutte le speranze di chi si augura possa nascere un uomo, “nan” in cinese). La sua ricerca prende il via quindi da sé stessa, o meglio, da un singolo. Poco alla volta però, le cineprese daranno spazio e voce a molte altre testimonianze. Wang è interessata a conoscere da vicino quello che è successo, non tanto per documentare qualcosa che spesso è stato celato quanto per comprendere le basi sociali che hanno permesso un simile accadere.

 

 

Ecco allora che in One Child Nation prendono parola tutti: vittime e carnefici, manifestanti e dirigenti, ma soprattutto, genitori e figli. Nanfu Wang firma così un documentario sulla società cinese, sulla Storia del suo Paese e sulla sua personale storia familiare per raccontare quanto sia importante e fondamentale ricordarsi che il tempo scorre senza mai fermarsi, le generazioni si susseguono e si allontanano sempre più ma, in qualsiasi caso, in qualsiasi epoca, la società umana sarà governata e popolata da individui che in quanto tali formano un collettivo. Oggi più che mai, dopo le manifestazioni statunitensi, le diffamazioni sui social, i polveroni legati ad affermazioni più o meno scottanti (a seconda di come la si pensi) in merito al rapporto tra arte e artista, statue imbrattate e via dicendo, One Child Nation ha il merito di ricordarci sempre che, da che mondo è mondo, le nostre azioni avranno sempre conseguenze sui tempi che abitiamo e che le gesta di chi ci ha preceduti si sono abbattute su di noi così come le nostre si abbatteranno su chi ci succederà. Siamo tutti figli di qualcuno, stiamo tutti ricevendo in eredità un testimone da tramandare a nostra volta. La nostra storia è inevitabilmente legata a quella di milioni di altri individui unici e solitari come noi. Siamo One, siamo Child e (per fortuna) siamo anche Nation. Non dimentichiamocelo, altrimenti saremo allo stesso tempo agenti attivi e spettatori passivi di una propaganda politica, mediatica o sociale da cui, oggi come allora, conviene stare alla larga.