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Venezia 75 – Poliziotti roventi: Dragged Across Concrete, di S. Craig Zahler

Un tradimento, una caduta e la voglia di rimettere a posto i pezzi attraverso le scorciatoie del crimine, salvo poi moltiplicare i guai: il poliziesco visto da S. Craig Zahler ha lo stesso sapore del prison-movie del precedente Cell Block 99 e contribuisce a perfezionare un’idea di cinema semplice e al contempo stratificata. Un cinema fatto di corpi dalla fisicità prepotente, su ruoli apparentemente tagliati con l’accetta, propedeutici ad affrontare un mondo iperrealista, dove l’impatto quasi “cartoonesco” dei pugni e dei colpi di pistola, non fa venir meno un quadro generale pessimista. Il solito (e al solito irresistibile) Vince Vaughn condivide quindi la scena con il veterano Mel Gibson con cui dà vita – in un divertito gioco metanarrativo che guarda al passato dell’ex interprete di Arma letale – a un duo di sbirri politicamente scorretti. C’è però la realtà che bussa alla porta: una fidanzata cui offrire una vita dignitosa per l’uno, una moglie malata per l’altro, con una figlia che cresce senza certezze e un quartiere in cui la convivenza con l’etnia black è difficile. Il contesto perfeziona e allo stesso tempo ispessisce il ritratto dei due monolitici tutori della legge, lancia bordate contro le ansie da politicamente corretto e le esemplificazioni che non tengono conto di quanto la convivenza tra gli uomini non sia riconducibile alla stessa schematicità che unisce la classica coppia da buddy buddy movie.

Si torna così al gioco degli stereotipi che Zahler si diverte a osservare con il suo consueto ritmo “disteso” (il film dilata la storia fino a 158 minuti di durata) e a mettere alla prova attraverso cambi di passo, attese tradite e colpi di scena. Con uno sguardo che, nel mantenere sempre dritta la barra dell’avventura poliziesca, si permette digressioni utili a definire un aspetto più corale, in una società dove vige il tutti-contro-tutti, persino la solidarietà umana più stretta può non bastare. Così, i nostri sbirri tutti d’un pezzo, incastrati da un video che testimonia i loro metodi spicci nel trattare i criminali (soprattutto se di una qualche minoranza etnica), decidono di tentare un colpo che permetta loro di prendersi quanto meritano, in barba alle ingratitudini del mondo. Quelli che dovrebbero fregare però sono professionisti che stanno allestendo una rapina e, soprattutto, è gente tostissima che uccide con la stessa facilità con cui respira: si prospettano tempi duri per i due anti-eroi non più in divisa, e gran divertimento per il pubblico che osserva la vicenda anche dal controcampo fornito da un delinquente di piccola tacca costretto a fare l’autista per i rapinatori e pure deciso a uscirne vivo (e arricchito). La dimensione sociale dell’affresco è sempre subordinata a un’idea di spettacolo di impatto cinematografico – sebbene il nostro paese abbia finora relegato tutti i lavori del regista alle sole uscite per l’home video. Zahler guarda dichiaratamente alle opere del primissimo Scorsese o di Sidney Lumet, e a film come Piombo rovente, cui si potrebbe aggiungere un Don Siegel per il piacere dei toni ambigui che lavorano dall’interno un contesto altrimenti esemplificativo.c