«Non lo definirei un film femminista. Credo che più che altro il film parli di una contraddizione propria dell’essere umano, tra la propria parte razionale e quella emotiva. In Eleanor queste due parti sono in conflitto e non si conciliano mai». Così Susanna Nicchiarelli in conferenza stampa porge una chiave d’accesso a Miss Marx (nelle sale il 17 settembre), il suo film in concorso alla Mostra su Eleanor Marx, la figlia più giovane e politicamente combattiva del filosofo tedesco. L’unica a non vestire di nero al funerale del padre, vivrà more uxorio (perché il matrimonio è un istituto “obsoleto”) con Edward Aveling, attivista e amante del teatro quanto lei ma anche sposato, scialacquatore, narcisista e fedifrago. Non avrà figli ma tratterà come tale il nipote orfano Johnny. Lotterà per l’abolizione del lavoro minorile, il suffragio universale, il diritto all’istruzione, anche in tour negli Stati Uniti per conto del Partito Socialista.
Proseguendo con coerenza su un cammino sempre più raffinato, che dall’esordio Cosmonauta tiene insieme comunismo e traiettorie femminili anticonvenzionali, con Miss Marx la regista consolida un’idea di cinema cosmopolita, ambiziosamente in dialogo con Storia e filosofia. Dato il contesto, dà molto spazio alla parola, attingendo direttamente alle fonti (epistolari, letterarie, diaristiche), per restituire con la maggior precisione possibile la contraddizione che intrappola la protagonista e a ben vedere ogni essere umano (Homo sum, nihil humanum a me alienum puto di Terenzio cade in modo appropriato in un momento di grazia familiare). Mentre lo score oscilla con naturalezza tra un assolo di batteria e un coro francese dell’Internazionale, rielaborazioni elettroniche di Chopin e Liszt e una versione punk della springsteeniana Dancing in the Dark, sulla scia di Ritratto di signora di Jane Campion e Marie Antoinette (ma con un occhio dichiarato a Adele H. di François Truffaut) il film contamina materiali e abbatte le distanze temporali tra l’icona dell’anticapitalismo e l’oggi. Soprattutto, riattualizza e svela i parallelismi tra lotta di classe e di genere, rintracciando la subalternità delle donne nella quantità di tempo rubato a loro stesse e donato agli altri. Nel desiderio bruciante di sintetizzare in immagini una massa imponente di informazioni e di tali e tanti sentimenti e concetti, Miss Marx sprigiona un’energia e un’eleganza peculiari, usando come significante perfino i capelli. Sa catturare il potere dell’illusione con uno spettacolo di pre-cinema rivoluzionario e un estratto di Casa di bambola e consegna un finale beffardo e vitalissimo. Sempre spronando ad andare avanti. Nelle parole di Eleanor: “Go ahead”.