Oggi la street art: che si tratti di spray, adesivi artistici o stencil, è sempre più popolare in grandissima parte dell’Inghilterra. Anche se la città in cui soggiorno, Oxford, non è particolarmente ricca di arte di strada, l’eco di un genio come Banksy non poteva che giungervi comunque, tanto da diventare addirittura l’argomento principale di una delle mie lezioni a scuola. I suoi graffiti, con un grido, mi hanno chiamata, e per questo il primo weekend libero mi sono recata a Londra. E’ nella capitale, infatti, che la maggior parte della street art di questo artista, così come di molti altri più o meno conosciuti, si concentra: soprattutto nella periferia o nei quartieri più kitsch, per dare un tocco ancora più misterioso ad un estro artistico decisamente fuori dagli schemi. A partire dall’anonimato. Banksy ha tenuto a lungo nascosta la sua identità, e del resto di firme anche su altri graffiti londinesi ne ho viste ben poche. Il mio tour è cominciato da Chalk Farm, stazione della metro nella zona nord della città, dove avrei dovuto trovare la famosissima Chalk Farm Maid, la donna di servizio di Chalk Farm, una critica nei confronti dei ricchi che vivono nel quartiere. Ho trovato invece un lungo, coloratissimo murales (che ha evidentemente coperto il lavoro di Banksy) in cui spicca tra le altre cose una gigantesca locomotiva. Non potendo accettare che un semplice treno avesse portato via per sempre un Banksy, ho ripreso la metro e sono scesa a Camden Town, che è in assoluto una delle tappe preferite degli artisti di strada e che dal giorno della mia visita è diventata tale anche per me, per i suoi edifici eccentrici e il suo gusto kitsch. Aggirandomi per Kentish e Camden Road alla ricerca di qualche Banksy, mi sono imbattuta in diversi lavori. Ciò che trasforma un semplice schizzo sul muro in un’opera d’arte è il messaggio che viene trasmesso, e ho trovato questi graffiti estremamente ben fatti dal punto di vista tecnico, ma forse un po’ poveri in termini di linguaggio. Quando poi sono arrivata a Jeffrey’s Street, con mia enorme delusione ho notato che quello che doveva essere il Tox Bubble Writer, altro capolavoro di Banksy, oggi non è altro che una colata di intonaco bianco. Stavo cercando qualcosa di più profondo, con più riflessione, più sentimento. Così non mi sono arresa, e ho optato per Oxford Circus, uno dei quartieri più cool di Londra. Lungi dall’essere un semplice concentrato di negozi e locali all’avanguardia, esso mi ha finalmente offerto ciò che stavo disperatamente cercando: sulla facciata di un alto palazzo di uffici in disuso, ho potuto ammirare The Falling Shopper. Banksy ha scelto di rappresentare una giovane donna che precipita dall’alto con il suo carrello della spesa (il contenuto non è molto chiaro ma si tratta senza dubbio di articoli totalmente inutili o superflui, tra cui figura una bottiglia che pare di vino): una critica al consumismo che si potrebbe riassumere con il famoso british slogan “Shop, tillyoudrop” (“Compra, fino a che stramazzerai a terra”).
Il 22 agosto ha aperto i battenti il Dismaland Bemusement Park (ingresso per gli adulti 3 sterline, gratis i bambini sotto i 5 anni), il parco dei divertimenti ideato da Banksy. La location scelta è quella della spiaggia abbandonata di Tropicana presso Weston-super-Mare, nel Somerset inglese. Si potrà visitare fino al 27 settembre e già ora è un enorme successo con code chilometriche, ovviamente si tratta di un parco dei divertimenti controcorrente, a partire dal nome, Dismaland, un neologismo che allude a Disney usando la parola dismal, tetro. Il simbolo è un castello delle fiabe diroccato; infilate fra un laghetto e le mura interne, si possono sperimentare 18 attrazioni progettate da Banksy, assolutamente spiazzanti e molto dark. Si può condurre su un lago artificiale, con un radiocomando, una barca piena di migranti; si può osservare anche una carrozza rovesciata con una principessa appena deceduta per un incidente; si può fare una pesca alla paperella, ma in realtà ci si trova fra le mani un piccolo mostro. Una installazione che sarà “un festival di arte, divertimenti e anarchia per principianti” e che avvisa all’ingresso e sul sito: “non sono ammessi spray, pennarelli, coltelli e rappresentanti legali della Walt Disney Corporation”. Dismaland ospiterà anche opere di altri artisti come Damien Hirst, Jenny Holzer e Jimmy Cauty. Geniale l’idea che gli addetti ai lavori del parco siano volutamente sciatti e maleducati, assolutamente indifferenti alle richieste dei visitatori.