Massimiliano-Camellini-Leumann-10-Collegno-Torino-2011

A Torino Ore 18.00, l’orario è finito di Massimiliano Camellini: viaggio nel tramonto della classe operaia

Massimiliano Camellini, Leumann 14, Collegno (Torino), 2010

Fino al 17 febbraio 2019 nel Bookshop della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo si può visitare la mostra fotografica di Massimiliano Camellini Ore 18.00, l’orario è finito.  Si tratta di un progetto fotografico realizzato da Camellini all’interno degli spazi dell’ex Cotonificio Leumann di Collegno (Torino) dal 2010 al 2012, e curato da Lorand Hegyi. Il luogo all’interno del quale si è sviluppato il lavoro di Massimiliano Camellini è l’antico Cotonificio Leumann di Collegno, in provincia di Torino, al centro dell’innovativo villaggio operaio che l’industriale Napoleone Leumann fece costruire attorno all’opificio tra fine Ottocento e inizio Novecento: un esperimento imprenditoriale illuminato. Il progetto fotografico racconta la fine dell’era industriale in Europa, l’epilogo di un sogno basato sull’espansione manifatturiera e il suo welfare e che a suo tempo non aveva fatto i conti con la globalizzazione. Le immagini sono state realizzate dal 2010 al 2012, e raccontano la presenza dei lavoratori che hanno vissuto la fabbrica e che l’hanno lasciata varcando per l’ultima volta quei cancelli nell’aprile del 2007, quanto fu chiusa per sempre. Ogni cosa era stata lasciata al suo posto, quasi a significare che la cessazione dell’attività fosse stata improvvisa. Le immagini ricostruiscono l’ultimo giorno di lavoro, quel momento dove la fine dell’orario lavorativo (18.00) ha coinciso con la fine di un’epoca. In apertura Massimiliano Camellini, Leumann 10, Collegno (Torino), 2010.

Massimiliano Camellini, Chiudere bene la porta sempre, Collegno (Torino), 2011

 

Lorand Hegyi, nel suo testo dedicato al progetto Oggettività versus empatia. Note sulle ricostruzioni fotografiche di possibili azioni di vita, scrive: “Le immagini parlano di un certo passato, fanno da tramite, trasmettono un mondo che non esiste più, ma che è ancora riconoscibile nelle tracce lasciate, un mondo con le sue gioie e le sue miserie, con i suoi piccoli avvenimenti e le sue grandi strutture, che hanno determinato i più piccoli dettagli nella vita degli attori di un tempo … Massimiliano Camellini ci mostra il passato attraverso l’avvicinamento ai piccoli, quasi invisibili e insignificanti dettagli del presente, che portano in se stessi la totalità del passato. Così nasce la melanconia, la interiorizzazione fatalistica del trascorrere del tempo, mentre noi sperimentiamo empaticamente l’intera Lebensvergangenheit (il passato che diviene progressivamente una componente del contemporaneo) nell’ambiente che ci circonda”.

Massimiliano Camellini, Leumann 12, Collegno (Torino), 2010