Ultimi giorni (chiude il 30 agosto) per visitare la mostra La Torre, curata da Davide Ferri: la prima personale in Italia degli artisti Neo Rauch (Lipsia, 1960) e Rosa Loy (Zwickau, 1958) che segna l’apertura della sede espositiva della Fondazione Coppola presso il Torrione di Vicenza (corso Palladio 1). Il titolo, La Torre, è naturalmente un richiamo all’edificio e alla sua potenza simbolica e si articola lungo i sei piani del complesso medievale come proposta di dialogo tra le opere dei due artisti, un confronto ravvicinato tra le due poetiche, e percorso di progressione (dello spettatore) verso l’alto, verso l’ultimo piano da cui la vista sulla città si può afferrare in stretta relazione con le opere esposte. La figura della torre come elemento evocativo e rimando al racconto, ad una possibile narrazione, inoltre, appare in molti dipinti di Neo Rauch, magari in secondo piano, e funge da richiamo a quell’immaginario popolare e fiabesco che da sempre alimenta le visioni dell’artista. (In apertura Neo Rauch, Vaters Betrieb, 2018. Photo: Uwe Walter, Berlin © Neo Rauch, VG Bild-Kunst, Bonn
Il punto di forza della scuola di Lipsia era di sviluppare alpiù alto livello la tradizione figurativa. Io volevo imparare ed esercitarmi in questa arte millenaria, la pittura figurativa anche in senso tecnico e artigianale… Neo Rauch
La rassegna tra dipinti e disegni, di Neo Rauch e Rosa Loy, rappresenta la possibilità di avvicinarsi al lavoro di due figure chiave della scena della pittura internazionale degli ultimi decenni. La loro esperienza è fortemente legata alla città di Lipsia, dove, dall’inizio del Novecento fino agli anni Duemila, è andato formulandosi un linguaggio figurativo che ha formato un’importante scuola di pittura (la scuola di Lipsia) che ha coinvolto diverse generazioni di artisti tedeschi. Neo Rauch, in particolare, ha rivestito un ruolo cruciale negli anni immediatamente successivi alla fine dell’ex Ddr: figura di raccordo tra diverse generazioni di artisti, punto di riferimento per i pittori che hanno fatto parte della Nuova Scuola di Lipsia, l’artista ha saputo rielaborare il suo linguaggio figurativo attraverso la contaminazione di diverse culture: le illustrazioni dei manifesti di propaganda della Germania Est, la cultura pop, il realismo energetico e nervoso di artisti come Max Beckmann e Otto Dix, le prospettive allucinate e la concitazione narrativa dei grandi teleri di maestri rinascimentali come Tintoretto e Rubens. Ogni dipinto di Neo Rauch è basato sull’incontro e sulla giustapposizione (e infine sul collasso) di motivi e nuclei narrativi differenti, con figure che possono sdoppiarsi e moltiplicarsi all’interno della stessa immagine e bruschi cambiamenti atmosferici e temporali. Il risultato di questa convulsa sovrapposizione sono immagini solo apparentemente illustrative, scomposte e basate su episodi autonomi e spesso contrastanti e percorse da continue variazioni prospettiche e sproporzioni. I dipinti di Neo Rauch sono dunque vere e proprie mappe di forze, in cui ogni elemento rappresenta lo snodo di una partitura energetica e visionaria più che di una narrazione coerente e organica.
Apparentemente più disteso (e aperto alla possibilità di abbandoni lirici), ma altrettanto onirico e ambiguo, è il linguaggio figurativo di Rosa Loy: al centro dei suoi dipinti c’è sempre la figura del doppio femminile e del doppelgänger, e la relazione enigmatica – e spesso sordidamente violenta – tra due figure che si muovono all’interno di un paesaggio intimo e famigliare, dentro una casa o un giardino. Come i dipinti di Neo Rauch anche quelli di Rosa Loy invitano lo spettatore a confrontarsi con immagini archetipiche – dense di implicazioni psicanalitiche – il cui significato è continuamente rilanciato dalla giustapposizione di dettagli ed elementi potenzialmente “sintomatici” e da una “costruzione ellittica e priva di nuclei stabili”: una dimensione illustrativa a cui fa da contraltare un’imprendibilità del racconto come avviene nella tradizione surrealista.