La mostra Natura vincit è testimone di un cambiamento importante nella pittura di Chiesi: i soggetti rappresentati non sono più esclusivamente fabbriche in decostruzione, ma anche luoghi intimi in cui la forza del tempo agisce lasciando intravedere indizi di una potenziale rinascita. La tecnica utilizzata sembra essere un ritorno alle origini della sua tecnica: pennarelli e inchiostro su carta, un cambiamento importante che prevedo segnerà la produzione dell’artista nei prossimi anni. Pur mantenendo la propria cifra stilistica, Chiesi sceglie oggi di misurarsi con una tipologia espositiva che mira a creare una relazione tra le opere in mostra, intese anche come oggetti dotati di forza e di presenza fisica, e la dimensione spaziale della Chiesa di San Paolo e della Sala delle Monache.
(Fulvio Chimento)
Si può visitare fino al 19 settembre 2021, all’interno delle sale di cultura del San Paolo (ex Chiesa e Sala delle Monache), la mostra personale di Andrea Chiesi Natura vincit, a cura di Fulvio Chimento. L’evento espositivo è organizzato da Associazione CerchioStella, in collaborazione con D406 e Comune di Modena, con il sostegno di Gruppo Hera e il patrocinio di Regione Emilia-Romagna. Il titolo, Natura vincit, trae ispirazione dalle opere presenti in mostra, che testimoniano la potenziale rinascita attraverso un percorso spirituale in cui la natura è per l’artista una guida costante e ispiratrice. Il progetto ideato da Andrea Chiesi nasce appositamente per i due ambienti religiosi modenesi, al fine di valorizzare le loro strutture di pregio. Per questa occasione la progettazione dell’allestimento è stata ideata da Saggion-Paganello. La prima sala, l’ex Chiesa, viene in questo progetto denominata Eschatos (“luoghi ultimi”), poiché presenta opere che hanno per soggetto strutture connesse all’archeologia industriale che costellano il territorio italiano. Il suggestivo allestimento di questo ambiente prevede esclusivamente dipinti a olio realizzati da Chiesi nell’ultimo decennio. Le opere selezionate risultano rappresentative della produzione che ha reso celebre l’artista modenese nel panorama italiano e internazionale. In queste tele Chiesi documenta le macerie lasciate dalla produzione industriale, rimandando al rapporto “a perdere” tra l’uomo e la macchina: l’artista descrive dei corpi-fabbrica sui quali le categorie di spazio e di tempo hanno esercitato con violenza la propria azione. In apertura (Andrea Chiesi, Eschatos 1, 2017, olio su lino).
La seconda sala, la Sala delle Monache affrescata, prende in mostra il nome di Anastasis (“resurrezione”), in riferimento alla potenziale rinascita dello spirito. In questo ambiente vengono presentate opere a inchiostro su carta di grande formato, esclusivamente di recente produzione, che caratterizzano la ricerca attuale dell’artista. I lavori raccontano la riappropriazione da parte della natura del proprio ambiente-paesaggio, evidenziando la capacità di sopravvivenza e di rinascita delle specie vegetali anche in condizioni di forte antropizzazione. Il parallelismo più stringente sembra essere quello tra le piante infestanti (in grado di crescere e colonizzare i luoghi abbandonati) e il ruolo stesso dell’artista nella contemporaneità, che prolifera di intuizioni e idee da ascrivere al presente. Le opere di Chiesi contenute in questa location alludono anche a un presupposto di perenne rinnovamento della pittura in un’era fortemente marcata dalla digitalizzazione dei linguaggi artistici. Nello stesso ambiente Chiesi mostra anche una preziosa serie di disegni su carta e taccuini disposti all’interno di tavoli di vetro, nei quali l’artista costruisce un’affascinante narrazione in progress della città di Modena, con riferimento a luoghi topici, che riflettono l’inconscio collettivo dei suoi abitanti. Questa terza sezione viene definita Insulae (“isole”), termine utilizzato in urbanistica per designare luoghi simbolici dall’alto valore artistico e “umano”, che sono stati dimenticati dal tempo, ma che sono carichi di fascino e di storia.