Fino al prossimo 9 gennaio 2022 si può visitare la mostra dedicata Renato Casaro realizzata dai Musei Civici di Treviso in collaborazione con il Polo Museale del Veneto; la mostra è allestita nelle sedi del Museo Civico Santa Caterina e del Museo Nazionale Collezione Salce (Chiesa di Santa Margherita e Complesso di San Gaetano). Il Ministero della Cultura tramite la Direzione Regionale Musei Veneto, il Comune di Treviso e la Regione del Veneto, rendono omaggio a Renato Casaro (Treviso, 1935) considerato l’ultimo dei grandi cartellonisti di cinema. Un’artista che ha saputo trasporre, disegnandola, l’anima di un film in un manifesto, il tutto mentre lo stesso era ancora in lavorazione, potendo spesso contare solo su qualche fotografia di scena e su un formidabile intuito comunicativo. Ultimo protagonista di un’arte ormai scomparsa, Renato Casaro assurge a simbolo di quella scuola italiana di cartellonisti del cinema, dove perizia tecnica, creatività, genio e istinto erano le garanzie e il valore aggiunto per il successo di innumerevoli film nazionali e internazionali. Da Treviso a Roma a Hollywood – attraversando con la sua arte la seconda metà del secolo scorso – Casaro ci lascia in eredità una mirabile galleria di manifesti, testimonianza fondamentale per la storia del cinema. A curare la mostra sono Roberto Festi e Eugenio Manzato, con la collaborazione di Maurizio Baroni, tre specialisti del settore, che hanno analizzato l’enorme archivio di Casaro (più di mille i manifesti e le locandine da lui realizzate), selezionando testimonianze di un percorso artistico durato cinquant’anni. (In apertura Lo chiamavano Trinità, 1970, Originale, Archivio Casaro).
Il sodalizio di Casaro con il cinema inizia quando, ancora ragazzo, crea le grandi sagome, pezzi unici dipinti a mano, che venivano collocate all’ingresso del Cinema Teatro Garibaldi e del Cinema Esperia di Treviso. A 19 anni, nel 1954, parte per Roma dove trova lavoro nello studio di Augusto Favalli e dove rimane per circa un anno e mezzo imparando le tecniche e i trucchi del mestiere. Criminali contro il mondo (1955) è il suo primo manifesto ufficiale. Nel 1957, sempre a Roma, apre uno studio a proprio nome. Via via il suo stile conquista grandi registi e Hollywood: Jean-Jacques Annaud, Dario Argento, Marco Bellocchio, Ingmar Bergman, Bernardo Bertolucci, Luc Besson, John Boorman, Tinto Brass, Liliana Cavani, Francis Ford Coppola, Milos Forman, Costa-Gavras, Pietro Germi, Claude Lelouch, Ugo Liberatore, Sergio Leone, Sidney Lumet, Anthony Mann, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Alberto Sordi, John Sturges, Giuseppe Tornatore, François Truffaut, Carlo Vanzina, Carlo Verdone…
La mostra documenta 170 film e lo fa partendo dal “prodotto finito”, ovvero dai manifesti a due e quattro fogli, destinati alle sale cinematografiche o all’affissione. Sono oltre un centinaio i pezzi selezionati e restaurati per l’occasione, alcuni dei quali acquisiti per questa esposizione. I rari e introvabili fogli del decennio 1955-1965, mai apparsi in una mostra, presentano un artista in rapida formazione che, grazie al fertile ambiente romano – dove Cinecittà è in quegli anni una delle industrie più prolifiche – riesce a dare il meglio di sé in ogni genere: storico, peplum, commedia, noir e il nascente e dirompente fenomeno del Western all’italiana. Strutturata con una progressione cronologica – ma con una scansione anche tematica che segnala i generi più “frequentati” da Casaro – la mostra, sia nella sede di Santa Margherita che in quella di Santa Caterina, accosta ai grandi e multicolori affissi, una selezionata serie di bozzetti studio e gli “originali” – l’opera finita che serviva per stampare il manifesto – provenienti dall’archivio dell’artista e da importanti collezioni pubbliche e private.
Nelle tre sedi della mostra è presente un inedito video, prodotto da FilmWork che, per flash, mostra al pubblico trailer e spezzoni di film dei quali Casaro ha curato il corredo iconografico e alcune sue riflessioni su un’invidiabile e per per certi versi unica carriera professionale. Nelle sedi dei Musei Civici di Santa Caterina si sviluppa la sezione Treviso, Roma, Hollywood, una carrellata di opere che si abbinano e si completano con quelle presentate, con il titolo L’ultimo cartellonista, nella innovativa sede di Santa Margherita dove è stata allestita anche una sezione didattica. Una terza sezione, dal titolo Dall’idea al manifesto, è allestita negli spazi del complesso di San Gaetano. Qui il pubblico può scoprire l’intera filiera per la creazione di un manifesto: dai contatti con le case di produzione o di distribuzione ai primi schizzi a matita; dal bozzetto di prova – spesso con le varianti richieste, o imposte, dalla committenza – a quello esecutivo, sino allo studio per l’inserimento del lettering (un tempo manuale, in seguito fotomeccanico) e alla stampa. Sei film simbolo di Casaro raccontano, con una forte valenza didattica, tutto il mondo tecnico e artistico che sta dietro la creazione di un manifesto. Gli oltre trecento pezzi presentati nelle tre esposizioni sono pubblicati nel corposo volume realizzato per questa mostra da Grafiche Antiga e curato da Roberto Festi che riporta – oltre a tutte le opere presenti in mostra, testi critici e di approfondimento, immagini d’epoca, fotografie di scena e un primo analitico repertorio delle sue opere.