Potere assoluto: con la linea Absolute, DC Comics riscrive la Storia dei suoi eroi più grandi

Il giovane Bruce Wayne, figlio di un insegnante ucciso durante un mass shooting, è un ingegnere allenato nelle MMA che utilizza le sue conoscenze per combattere il crimine con una tuta che simula le capacità di un pipistrello mentre Alfred Pennyworth, un agente segreto, lo spia nella speranza che non si faccia uccidere in un eccesso di incoscienza. Kal El è figlio di una famiglia di minatori kryptoniani e, giunto sulla terra da adolescente dopo la distruzione del suo pianeta, difende i lavoratori delle miniere sudamericane dalla Lazarus Corporation. Wonder Woman è un’amazzone cresciuta all’inferno che combatte creature mostruose mettendo a frutto ciò che ha imparato nei due diversi contesti d’origine. In una cittadina dell’America profonda un alieno con quattro braccia compare insieme a un costrutto di energia verde, sconvolgendo la vita di Hal Jordan, che svilupperà una misteriosa energia nera intorno al suo braccio, e quella delle persone intorno a lui. Se i nomi risulteranno familiari ai lettori di fumetti, non altrettanto lo saranno le storie raccontate che si differenziano dalle origini classiche di alcuni dei supereroi diventati il volto della DC Comics che, non per la prima volta, ha deciso di raccontare una versione alternativa delle storie dei suoi personaggi portabandiera.

 

 
La linea Absolute (Panini Comics) ricorda, per più di un verso, un’iniziativa analoga di Marvel Comics, la linea Ultimate di recente tornata in voga, nel suo tentativo di rinfrescare il proprio franchise con un retelling non canonico e pertanto libero di cambiare le carte in tavola con proprietà intellettuali i cui equilibri si sono già dimostrati delicati e rischiosi da variare nella linea principale, vedi il buco nell’acqua di New 52, uno dei tanti azzeramenti radicali del proprio universo narrativo che DC Comics ha tentato di mettere in atto con risultati altalenanti. Risultati che, nel caso della linea Absolute, possiamo giudicare positivi. Absolute Batman (scritto da Scott Snyder e illustrato da Nick Dragotta), è rabbioso e adrenalinico, con un tratto che ricorda un Eduardo Risso più movimentato, sicuramente il retelling più riuscito sia a livello di scrittura sia a livello visivo con un Batman al tempo stesso diverso da quello originale ma credibile e in grado di camminare con le sue gambe, interessante nella sua visione pragmatica e per nulla hi-tech di gadget realizzati con la competenza di un ingegnere ma senza il pozzo di soldi che ha a disposizione Bruce Wayne. La cappa che simula la funzionalità delle ali di un pipistrello e la piastra pettorale che si trasforma in ascia bipenne grazie all’aggiunta di un’asta telescopica sono due instant classics nell’inconscio dei lettori e la silhouette di questo nuovo Batman, più imponente e meno solenne, più rinoceronte e meno ninja, buca la pagina.

 

 
La rabbia, anche se più proletaria e meno da giustiziere puro, è il leitmotiv anche dell’Absolute Superman scritto da Jason Aaron e illustrato da Rafa Sandoval, forse memore della rilettura à la Bruce Springsteen dei supereroi pensata da Grant Morrison per la sua run di Action Comics, meno immediatamente avvincente di Absolute Batman ma comunque interessante. Le due serie che ancora devono sbocciare sono Absolute Wonder Woman, scritta da Kelly Thompson che, anche grazie alle ottime illustrazioni di Hayden Sherman, mette in scena un urban fantasy che cita referenti eccellenti quali Berserk, e Absolute Green Lantern, il retelling scritto da Al Ewing e illustrato da Janhoy Lindsay che, pur originale nella sua chiave di lettura virata sull’horror, non ha ancora mostrato dove vuole andare a parare ma d’altronde le uscite all’attivo sono in questo caso solo due. Un primo bilancio della linea Absolute della DC Comics è, come detto poc’anzi, certamente positivo ma non sconvolgente. Le serie intrattengono e, per ora, mantengono alto l’interesse pur senza aver impattato in maniera decisiva sulla scena dei comics americani. Divertono, sì, ma non ci troviamo davanti a una nuova British invasion al netto di eventuali titoli sensazionalistici fatti pensando ai click oltre che all’informazione. In un sistema come quello dei comics che da qualche anno a questa parte è tornato ad adottare la regola aurea di Stan Lee, cicli brevi, nuovi archi narrativi ogni poco per permettere ai nuovi lettori di approcciarsi senza soffrire di una continuity infinita che rischia di escluderli, la linea Absolute di DC Comics segue la corrente senza il bisogno di innovare ma con un buon livello qualitativo.