Tra i film più interessanti passati oggi in rassegna al Cinema Ritrovato di Bologna: il raro Under Capricorn (1949) di Alfred Hitchcock (uscito in Italia con il titolo Il peccato di Lady Considine). È stato presentato all’interno della sezione Alla ricerca del colore nel film – Vintage Print e in una copia in buone condizioni, a dimostrazione di quanto il Technicolor possa durare nel tempo. Il film fu girato da sir Alfred subito dopo Rope (Nodo alla gola) e anche quest’opera era stata pensata in pianosequenza, ma poi Hitchcock si limitò a girare solo alcune sequenze senza stacchi evidenti di montaggio. Troppi personaggi in interni ampi e complessi non gli consentirono di fare altrimenti. È anche considerato il terzo capitolo di un’ideale trilogia sul volto di Ingrid Bergman (dopo Io ti salverò e Notorious). L’opera, oggi pressoché introvabile, è tra i rari casi di fiasco commerciale e di critica nella filmografia dell’autore (i Cahiers, però, nel 1958 lo votarono come uno dei dieci più grandi film di tutti i tempi).
Sydney, 1831, Charles Adare (Michael Wilding), gentiluomo irlandese, cugino del governatore britannico locale, ritrova Lady Henrietta (Bergman), suo primo amore, sposata con un ex galeotto (Joseph Cotten). Henrietta è quasi irriconoscibile, disturbata, depressa e alcolizzata, poco rispettata perfino dalla servitù. La casa e il passato della donna nascondono segreti che emergeranno poco alla volta. Adare s’innamora di nuovo della donna che, grazie a lui, pare ritrovare forza vitale…L’ambiguo titolo del film rimanda sia alla collocazione geografica della vicenda, sotto il Tropico del Capricorno, sia inevitabilmente all’astrologia. Alcuni personaggi pare abbiano già il destino segnato.
Hitchcock parte da un racconto ricco di elementi romantici per narrare la storia degli ex galeotti che popolano la colonia inglese australiana. I militari, i gentiluomini e la “buona società” paiono però ben peggiori e più falsi di chi è stato in galera. Nobili, amori, gelosie e una donna che sembra bersaglio di un sortilegio. Il registro oscilla tra il melodramma e la fiaba nera (un personaggio, nel finale pare quasi una strega che fa uso di pozioni magiche per adormentare la rivale e maneggia anche una testa mozzata). Forse i primi guizzi horror, prima ancora di Psyco, nella cinematografia dell’autore compaiono proprio in questo film, all’apparenza quello meno “di genere di paura” e più dalle parti della storia d’amore tormentata. Emerge potentemente la denuncia hitchcockiana della falsità delle convenzioni, delle chiacchiere e si legge, in filigrana, un’anima in parte antiborghese. Un altro titolo affine a Under Capricorn sembra Marnie, altra grande figura femminile disturbata nell’opera del maestro del thriller. Ingrid Bergman, davvero bravissima, è capace di oscillare dal fascino alla follia con un solo battito di ciglia.