La ricerca senza confini di Skúli Sverrisson e Óskar Guðjónsson

Teneramente2015-Skuli&Oscar-giovannivanoglio-019-_GV80952-webLampi sul lago, con grande musica. Ma non siamo in Svizzera e non sono i  DeepPurple, per cui non c’entra Smoke On the Water. La magia è già nei luoghi: il Laghetto delle Danze a Gardone Riviera (che D’Annunzio volle a forma di violino in omaggio a Gasparo Bertolotti da Salò che lo inventò nel ‘500) è posto da fiaba, sublimato dalla luce lunare e da illuminazioni caldamente multicolori disposte dagli organizzatori di Tener-A-Mente, il Festival del Vittoriale che da alcuni anni garantisce qualità e sperimentazione in riva al Benaco; e poi  c’è una terra, l’Islanda, che forse più di ogni altra contiene infinite meraviglie e tutti gli ossimori del mondo. L’incontro è stato possibile grazie a Skúli & Óskar, il duo islandese composto dal bassista quarantanovenne Skúli Sverrisson e dal quarantenne Óskar Guðjónsson al sax, che ha un modo di suonare speciale, capace di far  vivere ai fortunati spettatori un’esperienza sospesa nel tempo e nello spazio. Stessa patria, ma alle spalle esperienze diverse: Skúli che ha spaziato dal free jazz al rock alla musica d’ambiente, che ha collaborato con gente del calibro di Laurie Anderson (di cui è stato a lungo direttore di produzione), David Sylvian,Lou Reed, Ryuichi Sakamoto, Blonde Redhead; Óskar, che si muove all’interno della tradizione jazzistica nord europea che guarda all’America, con una grande passione per la maniera con cui Stan Getz e Lester Young facevano parlare lo strumento. Ma quando compongono e suonano insieme si sprigiona un’energia particolare, frutto di un’alchimia perfetta, che li porta a scavalcare gli argini dei generi e delle definizioni per muoversi in un territorio che non disdegna passaggi di musica da camera e afflati mistici e metafisici, di una pacificata religiosità panica. Ci ha confessato il sassofonista: “La comune origine incide positivamente sul nostro lavoro, perché favorisce una migliore comprensione reciproca. È indubbio, che tra me e Skúli si è sviluppata una forte relazione musicale che credo sia percepibile quando suoniamo”.

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Per la prima italiana assoluta della loro carriera comune (l’esperto Skúli ha calcato con altre formazioni i palcoscenici della penisola) hanno proposto brani dai due album che hanno composto insieme, After Silence del 2001 e The Box Tree del 2013, oltre che da Far (1997), disco condiviso con il conterraneo HilmarJennson, che segnò l’esordio di un giovanissimo Óskar. Skúli si dimostra un gigante della tecnica a tre dita (a tratti le sonorità ricordano anche il timbro di PatMetheny): è lui che tesse una trama ritmica con il suo basso acustico, in cui il  sax tenore di Óskar si inserisce con un leggerezza e notevole classe. Fragments, Afternoon Variant, He Walked by Night o la titletrack di The Box Tree, che prende nomTeneramente2015-Skuli&Oscar-giovannivanoglio-029-_GV80996-webe dalla pianta del bosso (simbolo di costanza e di eternità), sono racconti nordici di grande pathos, mentre l’amore per l’America genera echi delle grandi praterie. Se chiudi gli occhi  ti sembra di scorgere i bisonti al pascolo o Alvin Straight/Richard Farnsworth, che in Una storia vera di David Linch attraversa il cuore degli States in sella a un tagliaerba. Musica sommessa, che pacifica: a tratti colorata e malinconica come l’Islanda, bella e selvaggia; potente ma mai sopra le righe e profondamente evocativa.

 

Le fotografie sono di Giovanni Vanoglio.