Jeff Nichols: Loving è la storia di una coppia semplice e incredibile

Jeff Nichols viene dall’Arkansas: è nato nel 1978 a Little Rock, la città da cui partì l’ascesa alla Casa Bianca di Bill Clinton. Ama raccontare storie immerse nella natura: nelle paludi (Mud con Matthew McConaughey) o nelle campagne sterminate. Come Loving, ma anche il bellissimo Take Shelter, il film con Jessica Chastain e Michael Shannon che gli ha fatto vincere la Settimana della critica di Cannes nel 2011. Loving racconta di Richard e Mildred Loving coniugi poveri (lui bianco quasi albino, lei nera), nella Virginia del 1958. I due dovettero sposarsi fuori dal loro stato che vietava che un bianco e un nero stessero sotto lo stesso tetto (figurarsi da sposati), ma poi tornarono, per vivere in quella che loro sentivano essere la loro unica casa. Dal 1958 al 1967 combatterono contro la Virginia usando come arma il loro amore e il loro diritto alla felicità (quella esaltata e difesa dalla Costituzione americana), lasciando fare agli avvocati mentre loro riducevano al minimo le apparizioni pubbliche e crescevano i figli nella loro povera ma dignitosa casa. Gli Usa si accorsero di loro quando Life mandò un fotografo e scrisse un articolo titolato Se sposarsi è un crimine. Era il 1966: l’anno dopo la Corte suprema diede loro ragione.

 

Mildred e Richard Loving fotografati da Grey Villett per Life nel 1966

 

Un film non “mio”

È il primo film che non nasce da una mia idea. Ma quando i produttori mi hanno offerto di scrivere la sceneggiatura partendo dalla storia vera di Richard e Mildred Loving ho accettato la sfida. Tutto era cominciato quando Colin e Livia Firth avevano visto il documentario A Loving Story, nel 2012. Erano passati 46 anni dall’articolo di Life. Richard era morto nel 1976 e Mildred nel 2008. Volevano farne un film e visto che io avevo raccontato storie di famiglie nell’America più profonda e lontana dalle metropoli me lo proposero.

 

Una storia dimenticata

Non avevo mai sentito parlare dei Loving. Dopo aver visto il documentario e letto mille volte quel vecchio articolo decisi di fare il film proprio partendo da questa domanda “perché non conosco la storia di Richard e Mildred Loving?“. Più che le parole, mi aveva conquistato la fotografia di Grey Villett: quell’uomo bianco, forte, coi muscoli del minatore, abbracciato sul divano alla sua donna, nera. Andava contro ogni immagine del maschio americano, era tenerissima e verissima. Decisi che il film sarebbe stato quella foto lì: non l’attivismo ideologico politico, ma la storia di una coppia che vuole semplicemente amarsi. Un destino scritto nel cognome stesso… Semplice e incredibile nello stesso tempo.

 

Io e gli attori

Ho chiesto agli attori di fare come me che mi ero preso due mesi per lavorare alla sceneggiatura. Non volevo che loro e poi il pubblico sentissero Richard e Mildred come dei personaggi, ma come un uomo e una donna veri. Erano in simbiosi totale…Non conoscevo Ruth Negga e quando l’ho incontrata confesso di aver pensato che era troppo minuta. Mildred era un gigante: ma la seconda volta che ci siamo visti, è entrata nella stanza ed era, fisicamente intendo, identica… Con Joel invece stavo lavorando proprio mentre scrivevo la sceneggiatura: eravamo sul set di Midnight Special (inedito in Italia, ndr) e ogni mattina notavo delle somiglianze con Richard. Perfino il taglio di capelli era già quello. Lui è stato Richard fin dall’inizio.

 

Joel Edgerton: ecco come sono diventato Richard

Il trucco è stato fondamentale, ma è anche la parte più “facile”. Basta avere un buon truccatore e tanto materiale di repertorio. E noi avevamo il documentario che è ricchissimo. Richard era un uomo cresciuto nell’America della Grande depressione, un muratore bianco senza lavoro fisso, uno di campagna, quasi albino e solitario: ma innamorato. Non era ottuso, ma solido e silenzioso: con Mildred riuscì a trasformare tutto ciò in determinazione e coraggio. E alla fine, i poveri Davide vinsero contro il Golia Virginia. Jeff mi ha aiutato tantissimo raccontandomi di suo padre, cresciuto più o meno nello stesso ambiente: l’idea della comunità, di questi uomini e donne che si aiutano nella natura sterminata. Girare negli stessi luoghi dove i Loving hanno vissuto e avere sul set come consulente la figlia sopravvissuta Peggy, poi è stato di grandissimo aiuto. Il Sud di questo film è diverso dal solito. È un posto perso in fondo al mondo, che potrebbe essere dovunque… È un luogo metafisico che però i due sentono essere casa loro: l’unico posto dove vogliono vivere. Il che è un loro diritto naturale: per questo non si sentono e comportano da martiri. Quando chiesero a Richard cosa avrebbe voluto far sapere ai giudici della Corte suprema, lui rispose:Dite loro che amo mia moglie”.  La sceneggiatura era perfetta. Io ho lavorato solo sull’accento – cosa che adoro fare – e sullo sguardo. Richard era un muratore, non aveva nessuna preparazione e interesse intellettuale. Nel documentario tace sempre, fa sempre parlare Mildred eppure è lì, guarda sempre lei e il loro interlocutore. Io non avevo tante battute da imparare a memoria, stavolta, ma dovevo imparare a recitarle con gli occhi.