Dragonero e Conan il barbaro: gioco di squadra nel fantasy Bonelli

La conclusione del trittico che ha visto i più noti personaggi della Sergio Bonelli Editore “incontrare” gli ancor più celebri supereroi della DC Comics nelle avventure-evento Zagor/Flash, Nathan Never/Justice League e Dylan Dog/Batman, non ha evidentemente appagato del tutto il desiderio della casa milanese di esplorare il filone dei team-up tra icone di editori differenti. Acqua sotto i ponti ne è passata parecchia dai tempi in cui lo stesso Sergio Bonelli concedeva il suo benestare con ritrosia a simili operazioni “interne”, quelle in cui Martin Mystère di volta in volta affiancava Dylan Dog, Nathan Never o Mister No, o addirittura estemporanei vortici spazio-temporali portavano Dylan nel west di Ken Parker, tanto per citare solo pochi esempi. In ogni caso, se la logica degli “incontri” rappresenta un segno evidente dei nostri tempi, dove gli universi condivisi sono ormai un pilastro della narrativa transmediale, al contempo queste operazioni costituiscono un genuino tributo a quanto il grande bacino dell’immaginario globale ha sedimentato nella formazione degli autori dei decenni a noi più vicini. Luca Enoch e Stefano Vietti, ad esempio, non fanno mistero di aver amato e tenuto presente anche le avventure di Conan il barbaro quando hanno dato forma al loro eroe fantasy Dragonero. L’incontro fra i due personaggi, frutto della sinergia tra Bonelli e Panini Comics (licenziataria per l’Italia dei diritti sul barbaro di Cimmeria) è diventato così realtà nella forma di una miniserie in tre albi, approdata nelle edicole a cavallo tra la fine del 2023 e l’inizio del nuovo anno.

 

 
Diversamente da quanto accaduto con i già citati esperimenti supereroistici, il terreno comune del fantasy rende stavolta più organica l’idea del team-up: Conan insegue un drago che ha rubato delle gemme incantate da Aquilonia e si ritrova così trasportato nell’Erondar di Dragonero, con cui dovrà fare gioco di squadra per portare a termine la missione. I canoni tipici degli eventi di questo tipo sono rispettati con precisione fin troppo evidente: all’inizio tra i due c’è diffidenza, ma ben presto nasce una solida alleanza, mentre l’azione serrata cerca di unire una certa profondità emotiva in grado di far avvertire il peso delle azioni, a un piacere più giocoso per mostri e creature nemmeno troppo larvatamente lovecraftiane – Robert E. Howard, il creatore di Conan, era non a caso contemporaneo del grande scrittore di Providence, al quale fu legato da grande e ricambiata stima. Così, l’avventura cerca di bilanciare una concezione del fantasy più “ragionata” (quella di Dragonero), perché molto consapevole del genere e aperta anche alla tecnologia e al confronto con l’altro, con momenti più schiettamente crudi e violenti, dove intervengono demoni e sacrifici umani, in cui Conan può far valere la potenza del suo braccio e gli affondi della spada.

 

 
A mancare è comunque quello spiazzamento che aveva reso i cross-over con la DC più sorprendenti e un po’ folli nel loro accostamento insistito degli opposti: l’impressione alla fine della lettura è quella di un divertissement fantasy un po’ inerziale in fase di scrittura e che trova invece maggior riuscita sul versante squisitamente visivo. Lorenzo Nuti compie infatti un gran lavoro, esaltando al massimo la potenzialità epica del racconto, accentuando le prospettive dal basso o quelle in cui i personaggi smarginano dai bordi delle vignette e a volte si lanciano contro il lettore, in un’ideale rottura della quarta parete. Si avverte in tutto questo la ricerca di uno stile non ripiegato strettamente sulla tradizione bonelliana e che tenga invece ben presente anche la grande lezione fumettistica americana, dove Conan ha spesso giocato da protagonista, con vignette che si sovrappongono e si alternano a bellissime splash page. L’uso fortemente espressivo del colore, tra viraggi di grande impatto a tutta pagina e un attento gioco di ombre, determina contrasti violenti e efficaci, che creano un’ottima sinergia con il tratteggio utilizzato per i disegni. In queste polarità, gestite con molta attenzione, riposa dunque il segreto di una concezione fantasy davvero capace di fare squadra rispetto alle sue istanze iniziali: consigliabile, a tal proposito, anche l’uscita strenna a corollario, ovvero la artist-edition di grande formato (con cover di Paolo Barbieri), che ripropone il prologo in bianco e nero, utile per apprezzare meglio i disegni di Nuti e capire quanto il colore abbia poi pesato nella resa del risultato finale.