Trento Film Festival 71 – Montanario di Eleonora Mastropietro: sullo SkyWay Monte Bianco

La funivia che porta ai 3.466 metri di Punta Helbronner, sulle Alpi Graie, ha una storia che inizia nel 1941, quando prende l’avvio la costruzione della prima linea. Nel 2015 questa viene sostituita da SkyWay Monte Bianco, il nuovo impianto che collega in meno di venti minuti la stazione di partenza di Courmayeur (a 1.300 metri) a quella intermedia di Pavillon du Mont Fréty, fino a raggiungere appunto Punta Helbronner. Prima del lockdown, Eleonora Mastropietro viene folgorata dalla ricchezza semantica di quel paesaggio e dall’attuale modalità di fruizione, caratterizzata da un’alta pervasività tecnologica, e inizia a girare tra il 2018 e l’anno successivo. Da quel materiale prende vita Montanario – Upon that Mountain, unico lungometraggio italiano in concorso al Trento Film Festival 2023 (28 aprile – 7 maggio).

Il titolo del film si può ipotizzare come una fusione tra “montagna” e “immaginario”, i due poli tra i quali oscilla la macchina da presa – sempre fissa, ancorata anche quando è a bordo di un cabina in movimento. L’attitudine della regista è totalmente osservativa, nessun paratesto – intervista in stile vox populi, didascalia, commento – interviene a interpretare o dirigere il senso delle immagini, mentre la colonna audio alterna presa diretta, le composizioni elettroniche firmate kvsu e il sound mix elegante, in sottrazione, di Massimo Mariani. Il paesaggio di volta in volta lunare, verdeggiante, spaziale, quasi fantacientifico, fa immaginare tutto il progetto della funivia come un corpo atterrato da un altro pianeta. 

 

 

Il Pavillon du Mont Fréty può benissimo confondersi con una navicella ma anche un carapace o una conchiglia giganti, sepolti dalla neve. L’edificio costruito sulla Punta Helbronner, punto d’arrivo della salita, è un’astronave, una location da film di Bond. Gabbia elegante di alluminio, acciaio e vetro, nella quale si accalcano umani curiosi, alla ricerca ostinata e a tratti comica, a tratti desolante, di immagini da catturare coi loro dispositivi. L’affollamento sulla terrazza panoramica con corpi che entrano nei campi di foto e video altrui è l’immagine paradigmatica di questo tipo di turismo di massa sempre mediato da almeno uno schermo. Un’esperienza codificata che si svolge in un luogo (la montagna) dentro il quale è calato un non luogo (la funivia) che riproduce tutte le comodità urbane: il ristorante, il negozio di abbigliamento e gadget, molti altri servizi che il film sfiora appena. La densità umana di oggi si contrappone alla sua vertiginosa assenza nei film d’archivio in pellicola di Mario Piacenza (1911) e Mario Fantin (1957), provenienti dal Museo Nazionale della Montagna – CAI Torino. Reperti di altri monti e di un altro mondo. 

 

 

Montanario – Upon that Mountain è la seconda regia di Mastropietro dopo Storia dal Qui – sul ritorno ad Ascoli Satriano, paese natale dei genitori, nel 2018 al Festival di Popoli. Produttrice di Ninì di Gigi Giustiniani e Raffaele Rezzonico (Genziana d’oro CAI al Trento Film Festival 2015) e cosceneggiatrice, con Daniele Ietri Pitton, di Sagre balere di Alessandro Stevanon (road movie tra le sagre paesane di ballo in Emilia Romagna, a Visions du Réel nel 2017), realizzati dalla valdostana La Fournaise. Sospeso tra autentica meraviglia per la natura e per il silenzio e osservazione di meccanismi di consumo perfettamente testati, di precisione (esattamente come il sistema di cavi e motori dello SkyWay) Montanario a tratti potrebbe essere scambiato per footage di Forza maggiore di Ruben Östlund. Con un senso di stupore e attesa emozionanti, si interroga di continuo sul significato dell’esserci, di un’esperienza e del riverberare nella sua rappresentazione.