A spasso nel tempo: la saga di Trancers in Blu-ray e Dvd DigitMovies

In mano a un autore come il James Cameron di Terminator o il Paul Verhoeven di RoboCop, ma anche a un regista di buon mestiere come il Jack Sholder de L’alieno, un film come Trancers avrebbe sicuramente meritato un posto fra i grandi B-movie della fantascienza moderna. Con Charles Band e la sua Empire (e poi con la Full Moon Features) le cose sono però andate diversamente e così la saga che poi si è generata ha finito per ingrossare principalmente le fila dell’home video per un decennio, finendo al di sotto dei radar. Peccato perché l’idea di base non era molto distante dai film citati: realizzare un film a basso costo con una trama non priva di ambizione e idee, anche in anticipo rispetto a successi arrivati molto più tardi – si pensi all’espediente del viaggio nel tempo con il crononauta che si risveglia nel corpo di un suo antenato, un po’ come il Wolverine di Giorni di un futuro passato che si “spostava” nel sé stesso di qualche decennio prima. Complice l’interessante script di Danny Bilson e Paul De Meo, Band mise quindi in piedi questo intrigante noir sci-fi, ambientato in una Los Angeles del 23mo secolo, sommersa parzialmente dalle acque e illuminata da insegne al neon tra Blade Runner e la Hong Kong di Pacific Rim. Qui si muove il detective bogartiano Jack Deth, cacciatore di Trancers, persone ridotte a zombie dalla volontà dominante del supercattivo di turno, che verrà fermato solo dopo un viaggio temporale, per l’appunto, nell’America del 1985. (In apertura un’immagine tratta da Trancers: corsa nel tempo).

 

Tim Thomerson

 

Il viaggio del detective diventa così pretesto per rilanciare una contaminazione dei generi che trova un efficace contrappasso nel volto roccioso del caratterista Tim Thomerson, il cui disincanto rispetto alle bizzarrie del passato (che per lo spettatore d’epoca era ovviamente il presente) conferisce a Trancers la caratura tanto di avventura temporale, quanto di satira dei costumi. Il ritratto che ne emerge è infatti quello di un’America divisa tra centri di bellezza per yuppies e homeless agli angoli di strada, mentre le vie del destino tracciano strade imprevedibili (proprio da uno dei barboni, un atleta caduto in disgrazia, nascerà uno dei dirigenti della Los Angeles futura). Tutto questo mentre il protagonista si disinteressa a tratti della missione per flirtare con la sua nuova fiamma – una Helen Hunt poi transitata con successo al cinema mainstream, con disappunto del partner professionale, che nelle featurette degli extra dedicati ai sequel non mancherà di far notare la frustrazione con qualche frecciatina. I sequel dal canto loro non fanno che implementare questo schema, con Deth impegnato in triangoli amorosi e nuove avventure a spasso nel tempo, dal futuro fino al medioevo, tra nuovi nemici, esperimenti governativi creati per irregimentare i Trancers e stregoni alla conquista del mondo, sempre affrontati dal protagonista con aria strafottente sotto l’immancabile impermeabile. Charles Band mollerà la regia dopo due film affidandola ad altri collaboratori, mentre anche Bilson e De Meo passeranno al mainstream occupandosi ad esempio del telefilm di Flash (dove pure Thomerson farà una comparsata).

 

 

Una saga, insomma, che nel suo piccolo ha fatto del bene a molti: l’occasione del binge watching, favorita dalle nuove uscite home video di DigitMovies giunge dunque gradita e non fa che ribadire quella bizzarra commistione fra la volontà di creare dei piccoli blockbuster a budget ridotto e una certa aria demistificatrice di chi alla fine probabilmente ha compreso la velleità dell’impresa e ha preferito più che altro divertirsi. Un po’ avventura “seria” e un po’ parodia, insomma, per i cinque capitoli (Corsa nel tempo, The Return of Jack Deth, Deth Lives, Jack of Swords e Sudden Deth) raccolti nei formati Blu-ray  (per i primi tre film) e Dvd (per gli altri due), nell’ambito della collana Fright Vision, dedicata ai successi Full Moon. Ogni uscita è corredata di cover reversibile e completata da trailer e backstage d’epoca, spesso non meno bizzarri dei film – va ricordato che Thomerson nasce come stand-up comedian e dietro le quinte si scatena in deliranti siparietti – cui va imputato solo il difetto della mancanza di sottotitoli per poter fruire al meglio le versioni in lingua originali. Ma in fondo anche le edizioni italiane con un cast vocale sempre diverso conferiscono un ulteriore livello di bizzarria al tutto, ribadendo la linea sottile tra gli estremi che da sempre corre nel cinema di genere più sotterraneo.