
Sembra una serata normale, in Argentina. Un gruppo di amici si ritrova per bere un bicchiere, ascoltare musica e giocare a carte finché un fatto agghiacciante sconvolge le loro vite e quelle di tutto il paese. Dal cielo inizia a cadere una sostanza bianca, alla vista simile a neve, che uccide al contatto. La tensione si fa subito alta, mentre per strada le persone cadono come mosche qualcuno vuole uscire a cercare i propri cari mentre altri pensano alla sicurezza. Questo è l’inizio di un viaggio che porterà Juan, Favalli e gli altri a girare protetti da tute improvvisate per strade imbiancate e cosparse di cadaveri mentre creature inquietanti battono le strade respinte a fucilate da chi prova in qualche modo a resistere. Perché i sopravvissuti sembrano pure esserci, quel che manca è un’idea di cosa stia succedendo e, soprattutto, di come uscirne. L’Eternauta, di Héctor Germán Oesterheld e Francisco Solano Lopez , non è solo un classico dei fumetti, benché la sua caratura basterebbe da sola a giustificare l’hype generato dalla notizia dell’adattamento prodotto da Neftlix. Si tratta di un’opera che ha lasciato un segno profondo nella cultura mondiale, un monito doloroso che ha saputo prima anticipare e poi colpire la dittatura argentina con la sua critica politica feroce, al punto che lo stesso Oesterheld figura nelle liste dei desaparecidos.
Per questo l’idea di produrre la serie televisiva omonima è stata una scommessa coraggiosa e divisiva. Certo, non ci si poteva aspettare una fedeltà assoluta all’opera ed era lecito che l’adattamento non raggiungesse il livello dell’originale mancando sia il clima politico, per quanto a livello mondiale per certi versi l’aria che tira non è tanto differente, sia la mano dello sceneggiatore con i suoi attacchi graffianti a un establishment che all’epoca si vedeva ancora contrapposto un’opposizione culturale dura che oggi sembra essersi volatilizzata. Sono passati cinquant’anni e si sentono tutti. Eppure non si può considerare L’Eternauta di Bruno Stagnaro una brutta serie TV, tutt’altro. Al contrario, è lecito ritenere che sia una spanna sopra la media delle produzioni di Netflix. La scelta è stata quella di raccontare la vicenda ambientandola nel presente, con tempi narrativi e linguaggio pensati per comunicare con lo spettatore contemporaneo. Il che non vuol dire per forza un’accelerazione fine a sé stessa, il ritmo è anzi più lento rispetto a quello di tante altre serie, ma senza dubbio il tempo trascorso dalla pubblicazione dell’opera di Oesterheld e Solano Lopez si percepisce e la scelta, oltre che comprensibile, non è infelice.
L’Eternauta di Stagnaro infatti funziona. La stagione, è solo la prima ma già è annunciata una seconda in produzione, naturalmente non copre l’intero fumetto concentrandosi piuttosto sulla nevicata mortale e sulle prime apparizioni degli invasori, con un focus deliberato sulle relazioni tra i personaggi e sullo sviluppo dei conflitti che fra loro nascono, operazione riuscita in quanto li rende interessanti e viene la voglia di proseguire con la trama per conoscere il loro destino. Ma a livello visuale che la serie esprime il proprio meglio, con le sue strade imbiancate, coperte di particelle velenose da cui spuntano i corpi delle persone fulminate lì dove si trovavano, ancora sedute in macchina o con in mano la canna da pesca, una serie di quadri spettrali che ricordano La Strada nell’adattamento a fumetti di Larcenet, il vero punto di forza che più di ogni altro rende interessante questa versione di L’Eternauta, che ne esce come una scommessa vinta nella consapevolezza della difficoltà enorme di giocarsela con un classico della letteratura mondiale.