Jessica Chastain as "Tammy Faye Bakker" in the film THE EYES OF TAMMY FAYE. Photo Courtesy of Searchlight Pictures. © 2021 20th Century Studios All Rights Reserved

La maschera e il volto: Gli occhi di Tammy Faye di Michael Showalter

Due occhi dalle ciglia finte, labbra rosso fuoco. Una maschera per viso. Il film Gli occhi di Tammy Faye si apre e si chiude sul volto truccatissimo di Tammy Faye Bakker (strepitosa Jessica Chastain sotto il pesante make-up), poco conosciuta in Italia, ma una celebrità negli USA anni Settanta e Ottanta. Insieme al marito Jim Bakker (Andrew Garfield) fu la tele-evangelista più famosa dell’America reaganiana, protagonista di uno show da venti milioni di spettatori fedeli (in molteplici sensi). Attraverso il loro programma di sketch, canti e marionette, i Bakker ottenevano donazioni milionarie per «fare del bene». In realtà, con quel denaro, oltre a poche case per bisognosi e ragazzi disabili, comprarono soprattutto per sé ogni genere di lusso, fino a quando lo scandalo li travolse… Milioni di americani si lasciarono abbindolare per anni per poi preferire nuovi telepredicatori. Tammy Faye nella prima inquadratura è solo occhi, frammenti di volto e make-up, eyeliner tatuato e labbra dipinte. Intuiamo che è già avanti con gli anni, ma ancora bistratissima, in procinto di andare in scena. Nella sequenza finale la ritroviamo sul palco per lo show, l’ultimo. La sua maschera un tempo sorridente, ormai, un grottesco ricordo malamente cancellato dal fard. Canta il classico inno The Battle Hymn of The Republic, al celebre ritmo di «Glory, Glory, Hallelujah!». È sola in scena, invecchiata, sconfitta, inizialmente quasi intimidita dal pubblico, poi il canto le fa ritrovare improvvisamente coraggio, slancio e la sua voce celestiale (Chastain ricanta davvero tutti i pezzi del repertorio di Tammy).

 

 

È così ispirata che sente/immagina anche un corposo coro gospel alle sue spalle. Tra l’inizio e la fine, abbiamo assistito allo svolgersi di tutta la sua vita, dall’infanzia in cui veniva considerata la «figlia della donnaccia», perché frutto di una relazione precedente della madre (altrettanto strepitosa Cherry Jones). Poi gli studi in un Bible College, dove incontra il futuro marito, entrambi espulsi perché il matrimonio tra studenti non era consentito. The Eyes of Tammy Faye di Michael Showalter (The Big Sick) è interessante per la performance straordinaria di Chastain e per il tema – estremamente attuale – dei telepredicatori USA. L’America trumpiana e post trumpiana ne è ancora pervasa. Meno efficace in certi calligrafismi: Garfield è monoespressivo, gli elementi dell’infanzia di Tammy sono a volte troppo sottolineati, perdendo così in parte il ritmo narrativo.  Showalter riesce comunque a evitare alcuni tic del biopic, senza giudicare o assolvere, ma facendo completamente proprio lo sguardo della protagonista. Come a dire: questa non è la verità giornalistico-cronachistica dei fatti narrati, ma è soprattutto la realtà dei fatti vista da Faye. Lo sguardo alterato dalle troppe pillole che veniva costretta a prendere. La sensazione che il marito sia omosessuale (tutto accennato, appunto, come lo sguardo di Faye che preferisce “non vedere”).

 

 

La miopia verso il lusso totalmente in contraddizione con i veri valori evangelici (pare rendersene conto solo la madre). Il cuore più grande di quanto le caricature feroci della stampa lasciassero immaginare: fu l’unica telepredicatrice dell’epoca che osò schierarsi con le minoranze gay in diretta tv. Una vocetta da Betty Boop la rende al contempo adorabile agli spettatori e detestabile al marito lunatico e umorale. Infine, l’ossessione continua – fin da piccola – per la religione, la voce di Dio e una soda gassata. L’autore gioca spesso con le immagini video sgranate anni Ottanta e con le icone pop, da Betty Boop alla Coca-Cola, dai pupazzi da show infantile alla bandiera a stelle e strisce. Probabilmente nessuno coglierà appieno la verità di una vita complessa, incredibile e contraddittoria come quella di Tammy, di sicuro Showalter sembra esserci andato molto vicino. Gli spettatori, i fedeli, gli elettori USA più moralisti, ancora oggi, sembrano pronti a celebrare o parimenti crocifiggere la stessa persona, per poi trovare qualcun altro da venerare…