In buona sostanza, potrebbe essere definito un racconto di Natale, ma Small Things Like These (film d’apertura della Berlinale74, in concorso) è in realtà un dramma di coscienza e di memoria, racchiuso nella consapevolezza progressivamente acquisita di un uomo che non riesce più a non vedere ciò che ha sotto gli occhi da sempre. Sarà per questo che il regista Tim Mielants elabora la struttura visiva cercando immagini opacizzate, che impastano e confondono figure e sfondo, costruendo sempre inquadrature terze, che mostrano la realtà attraverso vetri, finestre, specchi, riflessi e penombre. Un approccio fotografico pregnante, che il direttore della fotografia olandese Frank van den Eeden (quello di Lukas Dhont per Girl e Close, per intenderci) spinge in profondità nelle sfumature oscure per creare un mood introspettivo e turbato in cui immergere l’Irlanda della metà degli anni ’80. Prodotto da Matt Damon e Ben Affleck, Small Things Like These è la trasposizione dell’omonimo best-seller di Claire Keegan edito in Italia da Einaudi col titolo Piccole cose da nulla. Tutto grava sulle spalle di Cillian Murphy che offre al protagonista Bill Furlong la sua presenza raggelata ma profondamente umana per descrivere il turbamento di un padre di famiglia che non sopporta più di ignorare il dramma che si svolge sotto gli occhi suoi e di tutti gli abitanti di New Ross. Siamo in una cittadina dell’Irlanda meridionale dominata dalla presenza di un convento, una di quelle che “Case Magdalene” che sino a metà degli anni ’90 ospitavano giovani donne inglesi, perlopiù orfane e ragazze madri, che venivano nascoste agli occhi del mondo e mantenute in condizioni disumane, sfruttate nelle lavanderie che fruttavano alla Chiesa ingenti introiti, umiliate e maltrattate dalle suore.
Un altro irlandese, Peter Mullan, nel 2002 dedicò al caso il suo film d’esordio, Magdalene, premiato a Venezia col Leone d’Oro. Tim Mielants segue la traccia del romanzo della Keegan (sceneggiato da Enda Walsh, già autrice di Hunger) e s’insinua nella coscienza di Bill Furlong: sposo amorevole e padre di quattro figlie, l’uomo è giunto a metà di una vita trascorsa a vendere carbone e gasolio agli abitanti di New Ross e alle suore del locale convento. Come tutti in paese sostanzialmente non vede il dramma che si svolge tra quelle mura, ma l’intreccio tra i ricordi sempre più dolenti della sua infanzia segnata dalla morte della giovane madre e il palesarsi davanti ai suoi occhi della sofferenza delle ragazze del convento, dei maltrattamenti che subiscono e delle loro richieste d’aiuto, lo rende sempre più insicuro nei suoi passi. Il film è sostanzialmente costruito su queste due linee temporali vissute da Bill Furlong nel clima un po’ sospeso e caloroso del Natale che si avvicina: da una parte la routine quotidiana che lo vede sempre più turbato, dall’altra l’affiorare dei ricordi dolorosi ma anche affettuosi dell’infanzia. La drammaturgia è semplificata al massimo, tutto è sospinto nella dimensione mentale del protagonista, attraverso la cui sensibilità turbata viene rappresentata l’intera vicenda. Stretto nella dimensione emotiva dolente che viene elevata a potenza dalla sostanziale mancanza di una sponda reale, Small Things Like These è un film cupo e sensibile, che nella parte dei ricordi d’infanzia dialoga con una certa dolcezza alla Terence Davies, ma nel confronto con la realtà del convento si spinge in sfumature gotiche. Ovviamente l’intero impianto del film è retto dal cast, in cui figurano anche Clare Dunne e Emily Watson.