Altri confini, altre epoche, altre storie, ma alla fine la Storia resta sempre la stessa, scritta su vicende di separazione, lontananza forzata, vicinanza impossibile, transiti negati, clandestini, amori interrotti. Perla (ancora a Rotterdam54, nella Tiger Competition), opera seconda di Alexandra Makarová, regista slovacco-austriaca (nata in Cecoslovacchia, famiglia di origini russe e greche, oggi viennese): dramma sentimentale e storico, sospeso sulla frattura europea della guerra fredda, storia di un amore interrotto, anzi due… Siamo negli anni ’80, Perla è una ragazza madre, vive a Vienna con la figlia Julia, dipinge (come la madre della regista, Saša, nota pittrice e autrice dei dipinti che si vedono nel film) e non manca di talento. S’innamora di Josef, un maturo studioso, che la accoglie assieme alla figlia e la ama a sua volta con sincerità, ma Perla è fuggita anni prima dalla Cecoslovacchia e, nel bosco che ha attraversato di notte, ha lasciato dietro di sé Andrej, il padre di Julia, catturato e finito in carcere. E ora che è uscito di prigione Andrej s’è rifatto vivo, finge di essere malato terminale, dice di voler conoscere la figlia e spinge Perla a riattraversare rischiosamente il confine assieme a Julia e a Josef, di cui si finge la moglie tedesca. Gioco pericoloso, e non solo per il rischio di essere scoperta, ma anche perché rimette in movimento il turbine dei sentimenti, i sensi di colpa, le passioni sopite e, tutto sommato, pure le pulsioni identitarie, il senso di appartenenza alla propria terra…
Alexandra Makarová distilla un (melo)dramma storico partendo da materia classica: separazione, ritorni, nuovi amori e antiche passioni, nostalgia e voglia di riscatto, guerra fredda, confini e polizia… Il dramma che racconta però ha qualcosa di autentico, vibrante, che si libera dal già visto forse per la qualità precisa della protagonista e anche per le doti della sua interprete, Rebeka Poláková. Il risultato è un film corposo, pieno nella sua drammaturgia, in cui biografie, vicende, emozioni, psicologie proliferano senza remore, spingendosi nel destino dei personaggi con coerenza. La qualità della regia sta nell’intensità dei gesti filmici, rimarcati ma anche istintivi, capaci di elaborare per la protagonista una energia funzionale alla sua veemenza e sincerità. La torsione psicologica finale ha in realtà un che di ingenuo ed eccessivo, che rischia di squilibrare l’esito del film. Ma va detto che è necessario a ricomporre il destino di Perla con la Storia della sua terra e a compiere la parabola degli eventi rimasta sospesa.