Su Netflix riflessioni dal mare profondo. In Il mio amico in fondo al mare di Ehrlich e Reed una piovra ci insegna a essere umani

Premiato come miglior documentario agli Academy Awards 2021, My Octopus Teacher (titolo originale di gran lunga migliore del suo corrispondente e mal tradotto titolo italiano Il mio amico in fondo al mare), della coppia di registi Pippa Ehrlich e James Reed, prodotto da Netflix, è un’immersione nelle profondità sottomarine lungo le coste di False Bay in Sudafrica, tra le foreste di kelp e gli abitanti di questo variegato mondo subacqueo. Ma il documentario è in particolare la storia di un incontro che si trasforma poi in un vero e proprio rapporto insolito tra un uomo e un comune esemplare di piovra femmina. L’uomo in questione si chiama Craig Foster ed è un documentarista bloccato da una crisi interiore che lo spinge, in un momento delicato della vita, a riprendere la passione giovanile per le immersioni in apnea. Foster, che è anche voce narrante del film, nel 2011 comincia a immergersi quotidianamente nelle fredde acque dell’Oceano per quasi un anno, solamente con l’ausilio di maschera e pinne: è in un tale contesto che, giorno dopo giorno, conquista la fiducia di questo animale così intelligente e sensibile anche se tanto diverso, quasi alieno, che gli farà riscoprire i valori importanti dell’esistenza e sarà inconsapevolmente guida in un percorso di riflessione e rinascita.

 

 

Risiede qui, infatti, il punto centrale che il titolo originale del documentario mette in luce, ovvero il fatto che nella piovra sta la presenza di un maestro più che di un amico, sebbene le scene di contatto fisico tra i due protagonisti siano davvero incredibili e facciano veramente pensare al potere di un’amicizia senza confini o barriere. Per quasi un anno dunque (considerando che questo è anche in media il periodo di vita di una piovra), Foster si immerge, conosce l’animale, lo studia, filma i suoi comportamenti e le strategie di attacco e di difesa, assiste (senza però intervenire, cosa che invece farebbe un amico) ai momenti di pericolo in cui viene attaccato dai suoi temibili predatori squali, e a quelli di gioco, fino alla sua morte naturale dopo il processo di riproduzione e deposizione delle uova. Impeccabile ed estremamente curato dal punto di vista tecnico e della qualità delle riprese, l’aspetto invece meno convincente di My Octopus Teacher è questa intrusione quasi molesta dell’umano, che interferisce non di poco nell’habitat naturale della creatura marina, mettendone talvolta anche a rischio l’incolumità, per scopi evidentemente personali, gettando in campo i suoi problemi esistenziali attraverso la sua retorica, in fin dei conti strumentale, su quanto la piovra sia infinitamente più intelligente rispetto a lui. Si rimane alla fine con una sensazione a metà tra l’amarezza e la rabbia, non solo per le strazianti immagini del mollusco, unico eroe di questa scorribanda marinara, ormai in fin di vita e che senza alcun pudore ci vengono sbattute in faccia dopo tutte le emozioni vissute, ma anche perché ci sembra, in qualche parte della coscienza, di risultare un po’ complici di uno sguardo in fondo un po’ ipocrita e abusante di una totale fiducia donata incondizionatamente.