Man from Tokyo – Quando il mattino ha l’oro in bocca…

“All work and no play make Jack a dull boy”. Solo lavoro e niente gioco rendono Jack un ragazzo annoiato. È la frase che Jack Torrance/Jack Nicholson, il protagonista di Shining di Stanley Kubrick (1980), batte ossessivamente a macchina nel suo studio dell’Overlook Hotel e che nei Paesi non di lingua inglese è stata sostituita dai più svariati proverbi. In Germania ad esempio è diventata “Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”; in Spagna “Anche se ti alzi più presto non farà giorno prima”; in Francia “Un ‘tieni’ vale più di due ‘avrai'”; in italiano “Il mattino ha l’oro in bocca”. Appunto. Ieri gli azzurri sono tornati sul gradino più alto del podio grazie a Valentina Rodini e Federica Cesarini, prime al fotofinish nel doppio pesi leggeri, quando a Tokyo non erano ancora le dieci. Vabbè, l’ho presa alla lontana…Si tratta del primo oro nella storia del canottaggio femminile, disciplina che al maschile ha invece regalato molte soddisfazioni all’Italia, dal quattro senza di Londra ’48, al quattro con di Melbourne; dal due con di Baran e Sambo (timoniere Cipolla) a Città del Messico a quello più celebre in assoluto, formato da Giuseppe e Carmine Abagnale, con timoniere Peppiniello Di Capua, trionfatori a Los Angeles e Seoul, senza dimenticare i successi ottenuti dagli equipaggi con a bordo Agostino, il più giovane dei fratelli di Pompei, oro nel quattro di coppia a Seoul e Sydney e nel due di coppia ad Atlanta. Come conseguenza del successo delle due canottiere (lo so, suona male, ma è la definizione corretta) l’Italia è risalita al decimo posto del medagliere, che ieri si è arricchito anche di un altro argento e di un bronzo, metallo nel quale la squadra azzurra occupa addirittura la prima posizione appaiata agli Stati Uniti.

 

 

Quanti di questi terzi posti rappresentino un exploit e quanti delle occasioni mancate è oggettivamente difficile da stabilire; sono tante anche le medaglie d’argento (sette, terzo posto nella relativa classifica, in folta e qualificata compagnia), che negli sport di squadra sono inevitabilmente conseguenza di una sconfitta in finale, mentre a livello individuale possono anche essere motivo di assoluta felicità, come per gli 800 stile libero di ieri di Greg Paltrinieri, che appena un mese fa era fermo per la mononucleosi. In mattinata ho fatto un salto nell’impianto che ospita la boxe, altro tradizionale punto di forza degli azzurri, anche in tempi recenti, penso a Russo e Cammarelle che hanno rinverdito, in particolare il secondo, i fasti degli anni Sessanta – quelli degli ori di Benvenuti, Musso, Pinto e De Piccoli – e Ottanta, nel segno di Patrizio Oliva, Maurizio Stecca e del povero “Flash” Parisi… In questa edizione, per la prima volta dai Giochi di Anversa del 1920, l’Italia, quarta nel medagliere all time della disciplina, non ha rappresentanti in campo maschile. Lunedì però Irma Testa salirà sul quadrato in cerca della finale. Obiettivo sfuggito ieri a Giordana Sorrentino, fermata con verdetto unanime nei quarti dalla portacolori di Taipei Huang, che ha sfruttato nel migliore dei modi un allungo decisamente superiore.

 

 

Serata di gala infine all’Ariake Gymnastic Center, dove è stato assegnato l’oro nel concorso generale, la gara regina dell’artistica, che dal 1952 incorona la ginnasta più completa. In tribuna la statunitense Simone Biles, campionessa uscente, attesa a un bis che i bookmakers fino a una settimana fa nemmeno quotavano, la prova ha regalato le emozioni proprie delle sfide equilibrate, pur non offrendo prestazioni indimenticabili. L’oro è rimasto negli Usa per la quinta edizione consecutiva e con cinque ginnaste diverse, grazie alla diciottenne Sunisa Lee, nata nel Minnesota da genitori laotiani, prima davanti alla brasiliana Andrade, che ha letteralmente gettato alle ortiche il successo con due errori nella prima e nell’ultima diagonale al corpo libero e alla russa (in incognito…) Angelina Melinkova. Nelle retrovie le azzurre Martina Maggio e Alice D’Amato, entrambe alla prima esperienza olimpica, che comunque chiudono con un bilancio positivo. Da segnalare l’assenza di ginnaste romene, ovvero di una delle scuole che hanno contributo a scrivere la storia al femminile di questo sport. Il prossimo appuntamento in chiave azzurra è da giorni fissato per le 11.30 italiane di lunedì 2 agosto, quando Vanessa Ferrari tornerà in pedana per la finale del corpo libero alla quale si è qualificata con il miglior punteggio, 14.166. E ieri intanto nessuna delle 24 ginnaste in gara ha raggiunto i 14 punti…