Del caso o della vita nuova: Un colpo di fortuna – Coup de chance, di Woody Allen

«Ti piacerebbe passare con me il resto della tua vita?». Chissà che cosa sarebbe successo se il treno non avesse fischiato, come per lanciargli un avvertimento, mentre lei, con la sua voce un po’ roca, diceva: «Dimmi, Tony. Se io mi ritrovassi libera…».

(Georges Simenon, La camera azzurra)

 

L’Allen parigino (Midnight in Paris ma non si dimentichi la squisita parte finale di Tutti dicono I love you) non è mai stato così pragmatico e razionale e tragico come qui in Coup de chance, suo cinquantunesimo film da regista, primo ad essere girato in lingua francese. Mentre nei due titoli menzionati prevaleva una componente onirica e surreale finanche magica e immaginifica, sorprendentemente in quest’ultima sua opera emerge uno sguardo disincantato e spietato, rigoroso e imperturbabile nei confronti delle cose serie della vita, un po’ come accadeva nei cupi e tragici film londinesi (Match point soprattutto ma pure Sogni e delitti e Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni). Si ride poco, quasi per niente, non ci sono feste in maschera, nostalgiche danze volanti notturne lungo la Senna sulle note di I’m Through With Love, l’aria non è funesta ma lascia presagire l’incombere di un inatteso cambiamento che deve sparigliare l’ordine delle cose e innescare il caos. Inoltre, la vicenda di Coup de chance è molto semplice e lineare, forse ancora più che altrove: Fanny (Lou de Laâge), impiegata in una casa d’aste, sposata con il facoltoso Jean (Melvil Poupaud), un giorno incontra per strada Alain (Niels Schneider), scrittore sbarazzino, suo compagno di classe al liceo frequentato a New York; i due iniziano a frequentarsi sempre più innamorati l’una dell’altro montando i sospetti del marito che medita una vendetta; l’intervento della madre di Fanny, Aline (Valérie Lemercier), risulterà decisivo per ricomporre un sostanziale equilibrio non privo di colpi di scena. Tutto qui. Chi siamo e chi vorremmo essere. Cosa abbiamo e cosa vorremmo avere. Cosa tratteniamo e cosa rigettiamo.

 

 

Per raccontare il legame dei due non più giovanissimi amanti Allen rinuncia al romanticismo di Magic in the moonlight, alla malinconica dolcezza che attraversava Cafè Society riuscendo pure ad escludere la passione erotica travolgente che caratterizzava la prima parte di Match point. D’altra parte Coup de chance è il film che meglio riesce a mettere in dialogo i due termini del discorso a cui Allen tiene maggiormente: la casualità, con i suoi capricci, e la premeditazione, con le sue manie. Per tale ragione, oltre che ad essere orchestrato da una regia che conferisce ritmo e respiro (si pensi alle numerose scene a Campo di Marte che collidono con la chiusura asfittica delle scene in interni), il racconto è schietto e preciso, incastonato in una struttura tripartita che la fotografia di Vittorio Storaro esalta deformando e scaldando con i gialli il nido d’amore mansardato in cui si ritrovano Fanny e Jean, raffreddando con i blu il lussuoso e austero appartamento in cui Fanny vive con Alain.

 

 

Può darsi che questo modo di fare cinema a qualcuno abbia stancato, rimproverando ad Allen di affrontare sempre le solite domande (non meravigliamoci però perché è sempre stato così, già in Io e Annie il tessuto narrativo spingeva a considerare le questioni profonde di senso). Tuttavia il bello di questo cinema è anche questo: rendersi conto che ancora crede nelle sue immagini, nella sua misura, nella sua filosofia (questo è certamente un Allen filosofico ma più autentico di Irrational man). E avercene di film così compiuti, risolti e agili nello smarcarsi dalle facili soluzioni, come si evince dall’imprevedibile, appunto, finale. Se si pensa che ancora una volta si legga il Dostoevskij di Delitto e castigo, come faceva il Chris di Match point o, in maniera analoga come evocavano Cliff Stern e Judah Rosenthal in Crimini e misfatti, è il momento che si rilegga qualche pagina di Simenon, magari La camera azzurra o Maigret e il pazzo di Bergerac. Ma poi, si era mai visto un epilogo così nero e soleggiato?