Cannes78 – Mario Martone racconta Fuori e l’incantevole Roma di Goliarda Sapienza

«A un film biografico su Goliarda Sapienza ci stavamo già pensando cinque anni fa, ma poi i produttori ci hanno detto che i diritti di L’Arte della Gioia erano stati appena presi per farne una serie con Valeria Golino». A Cannes78, Mario Martone ricostruisce il percorso che lo ha portato a realizzare Fuori, il suo nuovo film appena presentato in Concorso sulla Croisette e ora anche nelle sale italiane. «Io però non mi sono arreso, sono passati gli anni, Valeria ha realizzato il suo meraviglioso film e io e Ippolita [Di Majo] abbiamo continuato il nostro cammino verso Goliarda. Lei in particolare prima ha scritto un testo teatrale tratto da Il Filo di Mezzogiorno, che abbiamo messo in scena, e poi è venuta da me con l’idea di lavorare a un film da L’Università di Rebibbia. Appena l’ho letto mi sono subito detto: questo è il film che dobbiamo fare! Mi sono sentito come liberato dalle tutte quelle imposizioni rigide del film biografico. Era la storia di un’estate a Roma, c’era il carcere di Rebibbia, l’amicizia tra queste donne, il loro vagare per la città come fosse un road movie romano calato nel 1980… Nulla doveva realmente accadere, tutto doveva essere incantevole…». (L’immagine in apertura è di Elio Di Pace).

 

 

Elodie e Mario Martone © Mario Spada

 

La Roma degli anni ’80 è un elemento centrale nel racconto di Goliarda Sapienza messo in scena in Fuori:  «È  una Roma che ho conosciuto bene, perché avevo diciotto anni e andavo a Roma per seguire il teatro d’avanguardia. Avevo appena preso la patente e mi piaceva girare per Roma in lungo e in largo: la trovavo così diversa da Napoli, così aperta. Ogni quartiere era come un mondo diverso. Nel film ho voluto chiaramente che le geometrie si parlassero, gli spazi ariosi dei Parioli dialogano con quelli chiusi del carcere. Ma poi c’è anche Porta Maggiore e soprattutto la Stazione Termini, dove ho voluto girare l’importantissima scena finale».
Gli Anni ’80 sono anche gli Anni di piombo, e questa dimensione politica fa parte della Roma raccontata in Fuori attraverso l’esperienza di Goliarda Sapienza: «La dimensione politica del film non è secondaria. Sono sempre stato convinto che sia sbagliato parlare degli anni ’80 come anni di piombo, perché non sono stati solo questo, ma anche anche anni di grande utopia, libertà, immaginazione, sperimentazione artistica umana. E sicuramente Goliarda Sapienza ha a che fare anche con quel mondo, con le incertezze, le contraddizioni… Tutti elementi che nel film ci sono, costituiscono un orizzonte in cui si muove Goliarda, così come all’orizzonte ci sono tante altre cose che dovevano rimanere lì, compresi gli uomini».

 

Valeria Golino e Mario Martone © Mario Spada